Cuneo – Scrittorincittà: Giuliana Sgrena spiega perché “Dio odia le donne”| Sala gremita per l’incontro con la giornalista, che ha parlato dei contenuti del suo ultimo libro

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Una platea numerosissima e quasi tutta al femminile ha seguito con interesse uno degli incontri senza dubbio più attesi di Scrittorincittà.

Per la storia, lo spessore e il curriculum della protagonista, e per l’argomento trattato. Giuliana Sgrena ha tenuto gli spettatori della Sala Blu del Centro Incontri della Provincia di Cuneo incollati alla sedia per circa un’ora e mezza parlando del suo ultimo libro, “Dio odia le donne”.

 

La giornalista, che nel 2005 fu rapita in Iraq per poi essere liberata in circostanze drammatiche (venne ucciso Nicola Lipari, dirigente dei Servizi di Sicurezza Italiani), nella sua ultima fatica ha voluto mettere a confronto le tre religioni monoteiste, l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islamismo, proprio sul tema delle donne. Come vengono viste, trattate e considerate. L’argomento viene affrontato tenendo conto del passato, della condizione attuale e anche delle esperienze personali dell’autrice.

 

Interrogata dalla direttrice della Scuola di Pace di Boves Enrica Giordano, la Sgrena ha spiegato cosa l’ha spinta a scrivere il libro: “In passato mi sono occupata molto di donne, soprattutto nei paesi musulmani, parlando della loro condizione difficile e cercando di dare loro voce – ha detto -. Spesso mi sono stati fatti notare paralleli con altre religioni, ed allora ho deciso di metterle a confronto. Perché proprio ora? La mia infanzia a scuola dalle suore non è stata facile, anche perché ero figlia di un comunista ed ogni giorno le suore invitavano a pregare per me tutta la classe. Per questo e per altri fatti sono diventata atea, quindi penso di avere la giusta distanza per affrontare questo argomento”.

 

Nel viaggio alla scoperta del ruolo della donna nelle tre religioni, non potevano mancare temi delicati come la sessualità e l’aborto: “La forte impronta dell’educazione cattolica per molto tempo ha portato le donne a vivere con un senso di colpa che deriva dal peso di essere considerate impure – ha spiegato l’autrice -; oggi invece penso che le ragazze vivano la sessualità in modo diverso, è una delle poche conquiste del femminismo, ma le nuove generazioni non hanno la consapevolezza di come si sia arrivati a questa libertà. C’è confusione: hanno la libertà, ma spesso non hanno un’adeguata educazione sessuale, sono sprovvedute, per questo a volte ci sono casi di ragazzine di 13 o 14 anni rimaste incinte. Per quel che riguarda l’aborto, è paradossale che ci sia una legge, che però in sé ha anche lo strumento per renderla impraticabile, che è l’obiezione di coscienza: oggi abortire non è così facile, la conseguenza è che in Italia ogni anno ci sono 30 mila aborti clandestini, con pericoli per la salute delle donne”.

 

Come detto, il libro della Sgrena fa anche viaggi nel passato, partendo addirittura dalla creazione, quando Eva nasce da una costola di Adamo, creata a sua immagine: “E poi la donna è più debole, ed è lei a mangiare il frutto proibito, provocando il peccato originale – ha aggiunto la giornalista -. Da allora dovrà partorire nel sangue e nel dolore, ed essere sottomessa all’uomo”.
Attraverso la proiezione di un video, è stato introdotto un altro argomento trattato nel libro e molto delicato, quello della mutilazione genitale femminile, una pratica atroce, che purtroppo è ancora molto diffusa: “In realtà non è cominciata con le religioni monoteiste, che l’hanno adottata dopo – ha chiarito la Sgrena -. Ma ho voluto inserire l’argomento nel libro perché nessuna religione l’ha mai condannata. E’ una pratica molto diffusa in Africa: in Somalia ed in Egitto avviene nel 90% delle donne, ma esiste anche in Occidente: sono 60 mila le donne mutilate in Gran Bretagna e 40 mila in Italia. La mutilazione significa la rescissione del clitoride, cioè l’impedimento di avere piacere sessuale: credo sia una cosa gravissima che sia ancora diffusa questa pratica, e credo sia gravissimo che non se ne parli e che le religioni non la condannino”.

 

Infine, una riflessione pungente sulla laicità dell’Italia: “Uno Stato è laico quando la religione non entra nelle istituzioni. L’Italia non lo può essere, perché ci sono interferenze con la religione, è un Paese subalterno alla religione cattolica. Io sono convinta che la religione sia importante, ma a scuola bisognerebbe spiegarla nella storia, non nelle ore di religione, ed ognuno dovrebbe aver la libertà di seguire la propria”.

 

Gabriele Destefanis