Cuneo: carceri e detenuti, un incontro tra i garanti per fare il punto della situazione

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“Un momento di riflessione, un modo per fare il punto della situazione e per capire cosa sta succedendo nelle carceri italiane prendendo come angolo di visuale una realtà importante e interessante come quella della provincia di Cuneo”: così l’onorevole Bruno Mellano, garante dei detenuti della Regione Piemonte, ha aperto l’incontro organizzato nella sala Giolitti del Palazzo della Provincia, a Cuneo, intervenendo dopo l’introduzione del padrone di casa, il sindaco e presidente della Provincia Federico Borgna.

 

Grazie alle testimonianze e alle riflessioni dei garanti dei 4 carceri della Granda (Cuneo, Fossano, Alba e Saluzzo), si è cercato di fare un viaggio all’interno degli istituti di detenzione, per capire cosa succede quando si varca quella porta, quali sono le esigenze dei detenuti, ma anche degli operatori che ci lavorano. Si è parlato in particolare delle problematiche principali incontrate durante questo percorso, una maniera per sensibilizzare l’opinione pubblica e poter fare passi avanti. Anche perché parliamo di una realtà, quella della Granda, che rappresenta un unicum in Italia, essendo l’unica provincia ad avere 4 penitenziari e 4 garanti.

 

“Dal 2010 in Italia sono stati fatti passi avanti dal punto di vista della sovraffollamento delle carceri – ha spiegato Mellano -, in questi anni è diminuita la popolazione carceraria e allo stesso tempo è aumentata la capienza regolamentare”. Nella Granda, si registrano nei 4 carceri in totale 553 detenuti a fronte di una capienza di 960. “Si è diffusa la consapevolezza – ha aggiunto Mellano – che avere dei meccanismi di controllo esterni è importante, ecco che così si è arrivati all’introduzione della figura del garante, che ha una grande importanza sia a livello regionale che a livello comunale”. La parola è andata poi proprio a loro, ai garanti dei 4 penitenziari della nostra provincia, che hanno raccontato le realtà che vivono quotidianamente.

 

Ad Alba la casa di reclusione “G. Montalto” sta vivendo una situazione un po’ particolare, la struttura è chiusa dalla fine del 2015 a causa di una epidemia di legionella. “In questi mesi ci siamo mossi su 3 fronti – ha spiegato il garante Alessandro Prandi -: innanzitutto abbiamo voluto capire i tempi di riapertura, e da questo punto di vista abbiamo appreso che sono stati investiti 2 milioni di euro per i lavori, che dovrebbero essere conclusi entro la fine del 2017; poi ci siamo chiesti come avrebbero continuato il loro percorso le 126 persone che erano nel carcere, e abbiamo constatato che in pochissimi hanno proseguito le attività inziate con noi. Infine, c’è la preoccupazione di vedere vanificati gli sforzi della rete dei volontari: questo ci ha portato a pensare diverse iniziative, con un mercatino con le produzioni carcerarie, alcuni eventi ed un documentario che si realizzeranno a breve”.

 

Mario Pretola, garante del carcere di Cuneo (425 detenuti), ha sottolineato la difficoltà dell’incontro con il detenuto: “Ma la fatica dell’incontro porta all’importanza dell’incontro e quindi mi fa riflettere sull’importanza di valorizzare il volontariato nel carcere, una rete che opera non solo all’interno del penitenziario, ma anche fuori, una rete che rappresenta la presenza della città all’interno del carcere”. Pretola ha poi insistito su alcune situazioni che potrebbero essere migliorate: “Penso al diritto allo studio e all’informazione dei detenuti, anche l’informazione trattamentale: i detenuti devono sapere quali diritti e quali doveri hanno. E poi il diritto di culto, qualsiasi esso sia, e una riflessione su una formazione più specifica del personale. Il problema grosso del carcere è l’alta recidività, e allora bisogna studiare dei percorsi per evitare che questo accada”.

 

Sulle difficoltà del ritorno dei detenuti in società ha puntato il dito anche la garante della casa di reclusione di Fossano, Rosanna Degiovanni. Si tratta di una struttura a custodia attenuata, nella quale i detenuti (attualmente ce ne sono 133) scontano pene di bassa pericolosità (massimo 5 anni). “Nel nostro caso c’è bisogno più di una sorveglianza di tipo trattamentale – ha detto -. Il problema maggiore per loro è la formazione professionale, bisogna prepararli per rientrare nel mondo del lavoro: da anni si sta già lavorando con progetti, ma non sono sufficienti, ne servirebbero altri e lo spazio c’è. Il nostro lavoro è faticoso, si avverte spesso un senso di impotenza nel confrontarsi con problematiche difficili da risolvere. Bsogna capire che il reinserimento dei detenuti è nell’interesse di tutti, non solo di qualcuno”.

 

“Anche io trovo faticoso non saper dare prospettive e risposte – ha aggiunto Bruna Chiotti, garante della Casa di Reculsione “R. Morandi” di Saluzzo, dove ci sono 248 detenuti -. Le richieste sono quelle di un lavoro, del trasferimento nelle regioni di provenienza e della possibilità di avere colloqui con i parenti. Bisogna creare sensibilizzazione, abbiamo bisogno della società civile per dare prospettive a queste persone, perché dietro il reato c’è sempre la persona. Non voglio essere l’unica a crederci”.

 

La Granda è da record non solo per i carceri nella provincia, ma anche per un’iniziativa che, in Italia, solo a Milano è già stata avviata, quella della creazione di uno sportello per l’orientamento legale per detenuti, a cui si sta lavorando grazie alla collaborazione con l’ordine degli avvocati cuneesi, rappresentati durante l’incontro da Paolo Dotta: “La richiesta è stata accolta con entusiasmo, ma anche con una certa cautela per ragioni deontologiche – ha spiegato -. Si tratta solo di una consulenza, alcuni avvocati hanno dato la loro disponibilità; poi, nel momento in cui ci fosse la richiesta di difesa, allora entra in scena una seconda lista di avvocati che verranno scelti con una turnazione. Ci aspettiamo di poter partire a breve”.

 

A chiudere gli interventi è stato Claudio Mazzeo, direttore del carcere di Cuneo: “I detenuti hanno apprezzato l’istituzione del garante, una voce che li ascolta fuori dagli schemi istituzionali. Ci sono molte difficoltà nella gestione del carcere, ma se vogliamo un carcere che cambi, il cambiamento lo dobbiamo fare insieme, bisogna fare interagire sempre di più il carcere con le istituzioni ed il territorio”. Infine, Maria Gabriella Aragno, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Cuneo, regala una bella immagine a conclusione della conferenza: “Bisognerebbe poter dare più opportunità, stiamo lavorando in questa direzione. Vi dico qual è la mia immagine positiva del carcere? I fiori sul balcone dell’ufficio del sindaco, credo che siano i più belli di via Roma, e li bagna ogni mattina un richiedente asilo. Per me questo rappresenta un segno importante, è l’immagine più bella”.

 

Gabriele Destefanis