“Riforma Costituzionale: possiamo e dobbiamo dire No” | Riceviamo e pubblichiamo dal Consigliere Comunale di Fossano della Lega Nord Anna Mantini

0
310

Di fronte al ristagno economico e alla oramai drammaticamente ordinaria emergenza immigratoria, la sola risposta possibile non può che essere un netto NO da ribadire questo autunno. Un NO alla “controriforma costituzionale”, alla politica del Governo Renzi, alla sua ulteriore sopravvivenza e a successivi Esecutivi tecnici.

 

I dati agghiaccianti sulla sempre più profonda voragine del debito pubblico e sulla paralisi economica – diffusi alla vigilia di ferragosto quasi con la speranza che passino in sordina così come le stangate di prossimo arrivo – suonano come una presa in giro atroce nei confronti anzitutto delle famiglie e delle imprese sottoposte da oramai cinque anni alle ricette fiscali dei Governi tecnici non eletti.

 

Forse giova qui ricordare che una certa incontrollata esplosione della spesa e del debito pubblico, trae origine dalla riforma costituzionale, TUTTORA IN VIGORE, varata dal centrosinistra nel 2001 e che conteneva in sé la causa strutturale del problema. ossia la legislazione di tipo concorrente fra lo Stato e le Regioni, con la conseguente frammentarietà che ha condotto allo strapotere delle burocrazie sulla politica e quindi alla deriva ingestibile dei conti pubblici.

 

Esattamente i problemi che si prefiggeva di risolvere la tanto demonizzata “Devolution” del Governo Berlusconi Bossi del 2005, con la quale si fissavano competenze esclusive in capo allo Stato e alle Regioni, aggredendo quindi la spesa, e si poneva un tetto forte ai costi della politica, riducendo del 20 per cento il numero dei parlamentari con un conseguente risparmio ben superiore ai 500 milioni di euro millantati da Renzi, e senza negare il diritto di voto ai Cittadini elettori.

 

Renzi promette di destinare ai Cittadini indigenti i risparmi di spesa derivanti dalla finta abolizione del Senato. Una emerita beffa ulteriore, se si considera che i 10 miliardi di euro impegnati per gli effimeri 80 euro hanno prodotto un bonus inferiore a tale cifra e in molti casi addirittura da restituire allo Stato. Adesso, in media, il beneficio sarebbe di 5 o 6 euro per ogni cittadino in stato di povertà, ossia la sesta parte di quanto assegnato a a favore di ciascun migrante – clandestino.

 

Tutte prospettive a cui possiamo porre fine in un sol colpo di penna crocettando un bel NO al “Referenzium” d’autunno.

 

ANNA MANTINI.