“Canone Rai in bolletta: pagano tutti ma in montagna non si vede la tv” | La denuncia è arrivata dall’UNCEM: “Necessitano investimenti per potenziare la rete di ripetitori nelle Terre Alte”

0
432

Seicentomila piemontesi non vedono i canali Rai. E ancor meno i bouquets degli editori privati. Le proteste dei Comuni e di chi vive nelle Terre Alte sono in continua crescita.

In queste settimane in cui le valli alpine e appenniniche sono meta di turisti in strutture turistico-ricettive e seconde case, Uncem sta ricevendo numerose segnalazioni di Sindaci che registrano troppi, inaccettabili, disservizi nella ricezione dei canali televisivi, a partire dal servizio pubblico. Sono ancor più arrabbiati visto che a luglio, nella bolletta elettrica, è arrivata anche la prima tranche del canone. Le segnalazioni all’Uncem confermano i numeri già rilevati dal CoReCom del Piemonte e presentati a inizio marzo 2016 in Consiglio regionale: sulla base dei 368 Comuni che hanno risposto al questionario del Comitato regionale, per un totale di 1.205.328 abitanti, 149.064 non ricevono il segnale Rai, il 15%. 600mila piemontesi non vedono il TgR piemontese.

 

I problemi di ricezione della tv e l’accesso ai servizi di comunicazione fa parte dei diritti di base, di tutta la popolazione, indipendentemente dalla sua residenza e dal luogo in cui lavora. Oggi, la Regione ha in mano una grande sfida. Cioé unire i tre grandi fronti del divario digitale che sono tv, banda larga e telefonia mobile. Il Piemonte ha 280 milioni di euro da investire su infrastrutture e servizi. Bisogna partire da qui per rendere smart le aree interne e a domanda debole. La situazione, su tutti i tre fronti, negli ultimi anni è peggiorata. I problemi tecnici aprono partite politiche. “Sulla tv, con il digitale i problemi sono aumentati – spiega il presidente Uncem Lido Riba – Come la Rai misura il suo servizio garantito al 95% della popolazione non lo sappiamo. E chi sta fuori? Questa è una emergenza che deteriora i rapporti e i diritti di cittadinanza, con una enorme disparità. Non vogliamo solo protestare, ma lavorare con il Ministero dello Sviluppo economico e gli assessorati regionali per costruire la proposta. La tecnologia è alla base di qualsiasi sviluppo, come ci hanno scritto oltre 200 persone nel questionario sui servizi digitali diffuso da Uncem a inizio anno“.

 

Nel corso del 2016 sono state numerose le interrogazioni parlamentari, da parte di Senatori e Deputati piemontesi, per chiedere al Mise, alla Rai, con la sua collegata RaiWay, di investire una parte del gettito maggiore del canone inserito nella bolletta elettrica per potenziare i ripetitori nelle Terre Alte. Lo hanno chiesto anche 300 sindaci con specifici ordini del giorno. Dal Mise e da RaiWay non sono finora arrivate conferme alla disponibilità di lavoro in questa direzione. E la situazione peggiora. Facendo infuriare turisti e residenti che non riescono a vedere le gare delle Olimpiadi e le altre trasmissioni.

 

Dove i territori sono raggiunti da segnale tv è grazie agli investimenti fatti negli ultimi dieci anni dalle Comunità montane, in accordo con la Regione. Hanno acquistato e fanno manutenzione su una cinquantina di ripetitori. Molte aree apine si sono attrezzati autonomamente, come a Pomaretto, in Val Chisone, dove 150 famiglie si sono organizzate in un consorzio privato per acquistare ripetitori e parabole.

 

Che il gettito maggiore ottenuto con l’inserimento dell’imposta per il possesso della tv nella bolletta elettrica sia destinato al potenziamento del segnale nelle Terre Alte, mi sembra un obiettivo necessario per un Paese moderno, con un servizio televisivo pubblico capace di raggiungere tutti i territori, tutti i cittadini – spiega l’on. Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem e presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna – Con il rinnovo del contratto di servizio, questo sviluppo e questa presenza capillare deve essere un fattore da prendere in considerazione, non certo residuale“.