Un lettore sulle vicende legate al Salone del Libro: “Torino riparta dalla storia e dai valori del territorio”

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Riceviamo e pubblichiamo integralmente una lettera che è anche spunto per un’osservazione storica sulle recenti vicende legate al passaggio del Salone del Libro da Torino a Milano.

 

“Salone del Libro a Milano? Nuovamente sta a Torino, e ai piemontesi, rimboccarsi le maniche e ripartire da zero reinventandosi, come più volte si è dovuto fare negli ultimi cent’anni. Si pensi alla Rai e alla Telecom, nate entrambe sotto la Mole (rispettivamente Uri , nel 1924, e Sip, 1918); si pensi all’Olivetti, produttrice nel 1963 a Ivrea del personal computer ben prima che Ibm e Apple ne realizzassero uno a Armonk o a Cupertino, e all’industria dell’auto, torinese per antonomasia un secolo prima che Fiat divenisse americana; e poi, il capoluogo piemontese ai primi del ‘900 divenne capitale del cinema italiano e uno dei punti di riferimento mondiali per la nuova arte. Si pensi, per rimanere al libro, a Einaudi, prestigiosa editrice fondata a Torino nel 1933, milanese dal 1994. Anche questa volta Torino ce la può fare. Riplasmi una vocazione culturale che le è connaturata e faccia decollare il nuovo Salone del Libro (peraltro marchio tutto torinese) da un tessuto vivo fatto non solo di case editrici ma anche di librai, scrittori e lettori; da una regione capace di stupire, la cui ultima sfida è la candidatura di Settimo Torinese a capitale italiana della cultura 2018 attingendo a tesori fatti di partecipazione e accoglienza nonché – ad esempio – di una biblioteca capace di portare i libri negli ospedali, nei parchi o nelle fabbriche. Per rinascere il Salone di Torino rispolveri la sua storia di successo internazionale e riparta dai propri valori di territorio”.

Teresio Asola