Settore Suinicolo: gli aiuti del Governo e lo strano caso della provincia di Cuneo

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Nei giorni passati, il ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha convocato, a Brescia, il tavolo nazionale della filiera suinicola a cui hanno partecipato i rappresentanti delle principali organizzazioni del mondo degli allevatori, della trasformazione, dei mangimi e della distribuzione e vendita.

Durante l’incontro sono state presentate le azioni del dicastero a supporto del comparto, che non sta vivendo un periodo dei più floridi. Tra queste: la conferma, nel 2017, della compensazione Iva per le carni suine; l’allargamento e la semplificazione della moratoria dei debiti degli allevatori con il pagamento diretto degli interessi dei mutui sostenuti; la creazione di un marchio unico nazionale di qualità, capace di valorizzare anche i tagli di carne suina italiana non utilizzati per la produzione di prosciutti a Denominazione di Origine Protetta (Dop); il sostegno dell’export attraverso un rafforzamento dell’azione diplomatica, a partire dal mercato cinese, per rimuovere le barriere sanitarie; l’attuazione di campagne di comunicazione e promozione per l’aiuto di tutto il sistema suinicolo nazionale. 

 

Siamo determinati – sottolinea il viceministro cuneese delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero – a sollecitare Bruxelles affinché batta un colpo per rispondere alla crisi del settore. Con altri Paesi proporremo al prossimo Consiglio europeo di prorogare lo stoccaggio privato delle carni suine. Però servono misure strutturali”. Cioè? “Chiederemo, oltre a dei sostegni concreti per l’export, che la suinicoltura possa essere considerata nel primo pilastro della Politica Agricola Comune (Pac). A livello nazionale, attraverso il tavolo di lavoro, abbiamo voluto condividere una serie di azioni e una metodologia operativa che preveda un aggiornamento costante sulla loro attuazione. A metà luglio ci sarà, a Roma, una nuova riunione proprio con l’obiettivo di valutare lo stato di avanzamento del percorso intrapreso”.
 

 

LO STRANO CASO DELLA PROVINCIA DI CUNEO
Attualmente in Italia ci sono 25.000 aziende del settore, che allevano 8 milioni di suini. In provincia di Cuneo le prime ammontano a 1209, i secondi raggiungono quota 887.271 esemplari. Ma tutti i capi allevati nella “Granda” hanno caratteristiche di estrema qualità. Una parte serve per produrre il prosciutto crudo Cuneo con il marchio di Denominazione di Origine Protetta (Dop)). Invece, la maggioranza di cosce è destinata ai circuiti dei crudi di Parma e del San Daniele identificati, pure loro, con la Dop. Anche se è un sbocco prestigioso per gli imprenditori del settore, rimane forse una contraddizione perché l’eccellenza prodotta esce dal territorio cuneese senza che il consumatore ne conosca l’effettiva provenienza. 

 

Cosa ne pensa il viceministro?  “Non possiamo lamentarci per l’impiego del prodotto cuneese, che viene valorizzato in modo eccellente attraverso Dop prestigiose. Certamente, però, dobbiamo lavorare affinché il “crudo di Cuneo” Dop possa affermarsi maggiormente nei mercati nazionali e non, garantendo al nostro territorio il giusto ritorno economico e di immagine. Non dimentichiamoci che questa denominazione è assai recente e necessita ancora di consolidarsi e strutturarsi. In questa direzione è necessario che tutto il territorio della “Granda” la valorizzi e la consideri parte del proprio patrimonio collettivo, come i grandi vini e i formaggi storici delle nostre valli”.