Festival della Tv 2016: Sky, Mediaset e RAI a confronto con i loro “alfieri” dello sport

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La narrazione sportiva, fra nuove tecnologie, competenze e passione. Calcio protagonista al Festival della Tv 2016: la prima mattinata della kermesse doglianese ha visto, sul palco di Piazza Umberto I, confrontarsi Sky, Mediaset e RAI.

Titolo dell’incontro, moderato dal giornalista de La Repubblica Maurizio Crosetti, “Raccontare o emozionare? L’evoluzione della narrazione sportiva”: relatori ed ospiti Simona Ercolani, Federico Ferri e Massimo Callegari, tre “alfieri” delle rispettive emittenti. 

 

Racconto sportivo, quello odierno, che sembra non poter fare più a meno delle nuove tecnologie. “Ci vogliono ormai tanti occhi per seguire lo sport – ha commentato l’autrice di Sfide – . Le tecnologie hanno portato riprese sempre più belle, precise e definite. La sintesi si è fatta sempre più estrema, il che porta ormai a focalizzarsi sul dettaglio“.

 

Proprio l’utilizzo estremo delle tecnologie può essere sì un rischio, ma anche un valore aggiunto: “Andare alla ricerca della tecnologia più esasperata – così il vicedirettore di Sky Sport – è un mezzo per portare i più giovani a seguirti, certo, ma alla fine quello che muove l’interesse generale, parlando di calcio, è il cuore, tutto ciò che riesce a toccare la passione. Il calcio ha questa fortuna, ma se non arrivi a stimolare queste corde, che partono dalla “pancia”, il tutto rimane asettico, freddo e non si sposa con il racconto“.

 

Massimo Callegari riparte dal titolo dell’incontro: “Raccontare o emozionare? Io direi raccontare per emozionare, e per fare ciò è essenziale unire nel modo migliore la parola con la forza delle immagini. Ed ogni momento ha un proprio linguaggio: più diretto e meno ricercato in una telecronaca, più preparato ed approfondito per un pre o post partita, per esempio. Il problema e l’obiettivo è quello di attirare l’attenzione e riuscire a mantenerla nello spettatore“.

 

Un connubio fra immagini e parole che è la base di un format come Sfide, frutto di “un lavoro post prodotto, che non punta sulla velocità, ma sulla lentezza e sul racconto, sulla sceneggiatura, in cui è importante dosare bene la parte live con la testimonianza dei protagonisti, il tutto unito al testo fuori campo”, sottolinea la Ercolani.

 

Un ruolo di crescente importanza è quello del colour commentator o, in italiano, il commento tecnico, in cui dei grandi ex del calcio giocato si stanno specializzando: “E’ diventata una professione. – così Callegari -. Un esempio è quello di Adani (ex giocatore di Inter e Brescia, ndr), uno dei più apprezzati, il quale ha avuto la possibilità di esprimersi nel lungo periodo, con una preparazione sia dal punto di vista tecnico, tecnologico e dei tempi televisivi. E, puir essendo bravissimi a raccontare le partite, non è detto che lo si possa essere come allenatori: un esempio è quello di Gary Neville, bravissimo come talent, ma che si è dimostrato disastroso come allenatore a Valencia“.

 

Non funziona l’anonimo, – chiosa Ferri – chi non parla bene l’italiano, chi vuole palesemente tornare in quel mondo lì e che non si può ‘sbottonare’. L’evoluzione corretta sarà quella di far diventare il commentatore un mestiere vero e proprio“. 

 

EP – Redazione  Ideawebtv.it

 

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