Referendum NoTriv: Alba accoglie in Comune Piero Lacorazza

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Sabato 2 aprile il Sindaco di Alba Maurizio Marello insieme all’Assessore all’Ambiente Massimo Scavino ha accolto nel Palazzo comunale il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata Piero Lacorazza.

Il portavoce nazionale delle regioni che hanno indetto il referendum del 17 aprile sullo stop alle trivelle in mare è arrivato in Municipio con Roberto Placido ex Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte.

 

«Abbiamo accolto volentieri il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata in questa sua veste di coordinatore del comitato per il “si”– dichiara il Sindaco Maurizio Marello – Gli ho manifestato la mia adesione personale e convinta sul referendum ferma trivelle perché penso che lo sviluppo debba essere sempre sostenibile. Anche se noi non siamo territorio di mare, abbiamo a cuore l’ambiente e sappiamo quanto sia importante come risorsa economica. Pensare che si possa andare avanti con l’estrazione di petrolio senza i dovuti controlli, senza limiti alle concessioni, senza un controllo da parte delle regioni sulle autorizzazioni è molto pericoloso sia per i territori che per i cittadini. Non significa non volere uno sviluppo, significa volere uno sviluppo sostenibile specie oggi che serve un piano energetico che punti su altri tipi di energia».

 

Ai cittadini albesi che ritengono l’argomento lontano dal Piemonte, il Sindaco Maurizio Marello spiega: «E’ un argomento anche nostro. Il mare è a novanta chilometri da noi e, tra l’altro, stiamo anche collaborando con Savona sul turismo di crociera che arriva ad Alba durante la settimana e nei week end. Inoltre, il nostro è un paese relativamente piccolo e quasi completamente bagnato dal mare. Quindi, il referendum non è un problema delle nove regioni che l’hanno proposto ma un problema che tocca tutti gli italiani e tutti i territori».

 

«Il mare riguarda tutti – ha spiegato Piero Lacorazza portavoce delle regioni che hanno indetto il referendum – L’economia del mare rappresenta il 10% del prodotto interno lordo italiano, con circa due milioni di persone che vi lavorano e non c’è un turismo della terra senza un turismo del mare. La possibilità di incidenti petroliferi come quello sulla costa tunisina di qualche tempo fa significherebbe mettere in ginocchio la nostra economia. Oltre a ciò c’è la necessità di rilanciare un sistema industriale. In Italia il 25% del fabbisogno energetico è consumato dall’elettricità e dal riscaldamento o raffreddamento delle nostre case. Sarebbe opportuno immaginare un grande piano di riconversione energetica e riconversione urbana dei nostri comuni facendo lavorare tante persone in questo settore».

Il comitato promotore del referendum contro le trivellazioni è composto dai rappresentanti delle assemblee legislative di 9 regioni italiane: Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto. Inizialmente erano dieci, poi l’Abruzzo si è ritirato.

 

Gli elettori dovranno decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa, (circa 20 chilometri da terra), debbano durare fino all’esaurimento del giacimento, come avviene attualmente, oppure fino al termine della concessione. Attualmente in Italia ci sono circa 100 pozzi attivi che possono operare senza limiti di tempo entro le 12 miglia.
Se il referendum raggiunge il quorum con la vittoria del “sì” le piattaforme attualmente in mare a meno di 12 miglia dalla costa verranno smantellate alla scadenza della concessione. Altrimenti rimarranno fino all’esaurimento del giacimento.

 

GD