Castiglione Tinella: pestaggio di Pasquetta, fermati tre fratelli. L’accusa è tentato omicidio

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Svolta nelle indagini conseguenti all’aggressione avvenuta lunedì scorso ai danni di due operai macedoni a Castiglione Tinella.

 

 

Il PM di Asti, Luciano Tarditi, dopo aver esaminato i gravi indizi raccolti dai Carabinieri di Alba e Santo Stefano Belbo che indagano sul grave episodio, ha emesso un decreto di fermo per tre fratelli rumeni, di età compresa tra i 27 e i 32 anni, abitanti a Castiglione Tinella e Canelli, che lavorano quali operai alle dipendenze di aziende vinicole della zona. Il provvedimento è stato eseguito alle prime luci dell’alba dagli stessi militari che conducono le indagini. I tre sono gravemente indiziati di essere gli autori del violentissimo pestaggio a colpi di mazze e bastoni che ha praticamente ridotto in fin di vita un macedone e provocato numerose fratture ad un altro, al culmine di una lite per futili motivi avvenuta la sera di Pasquetta.

 

Sulla dinamica e su cosa abbia scatenato la loro furia potranno riferire i fermati se decideranno di collaborare. Gli indizi a loro carico sono pesantissimi, numerose le testimonianze e gli elementi di prova raccolti dagli inquirenti nelle ore immediatamente successive al gravissimo episodio. I rilievi tecnici effettuati nel garage del pestaggio dai militari del Reparto Operativo di Cuneo, hanno evidenziato un’inaudita ferocia da parte degli aggressori; colpi vibrati selvaggiamente nei confronti di corpi ormai esanimi, manifestazione inequivocabile di odio e sprezzo per la vita altrui.

 

Al momento, l’accusa per tutti e tre è di tentato omicidio aggravato e rissa ma presto la loro posizione potrebbe aggravarsi ulteriormente se uno dei due macedoni, come si teme, dovesse morire in conseguenza delle gravissime lesioni riportate, soprattutto alla testa. E’ stato questo drammatico quadro clinico, insieme al pericolo di fuga degli indiziati, ad indurre il magistrato ad emettere un adeguato provvedimento restrittivo, per impedire che i tre possano rientrare nel Paese d’origine ove vivono altri familiari e ove potrebbero facilmente rendersi irreperibili.
Nei prossimi giorni i fermati, che sono rinchiusi nel carcere di Asti, saranno interrogati dal magistrato e si spera che possano decidere di collaborare e far così piena luce sulla vicenda.