Anche la canellese Anna Ghione fra le persone scampate all’inferno di Bruxelles: “Coincidenze mi hanno salvato la vita”

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Il day after i terribili attentati di Bruxelles, si piangono le vittime ma si susseguono anche racconti e testimonianze di coloro che, in un modo o nell’altro, sono scampati alla morte. Ieri vi abbiamo riportato la testimonianza diretta del saluzzese Simone Rosini, oggi segnaliamo anche la storia di Anna Ghione.

 

Canellese e prodruttrice di vini, era a Bruxelles il giorno degli attentati terroristici all’aeroporto ed in metropolitana. “Ero a Bruxelles per un tasting di vini italiani e argentini organizzato da un importatore belga. – ha raccontato al sito www.saporidelpiemonte.net  – Tutto era stato allestito in una zona non distante dall’aeroporto, un albergo immerso nel verde, molto bello. Io ero l’unica cantina della zona del Moscato, ma c’erano anche altri tre produttori piemontesi del Barbaresco, del Barolo e del Roero“.

 

In quei momenti Anna ancora non lo sapeva, ma un paio di circostanze le avrebbero probabilmente salvato la vita: “A manifestazione finita, attorno alle 8 di martedì, ho lasciato la mia camera e, in anticipo rispetto al volo che mi avrebbe riportato in Italia, ho deciso di andare in aeroporto. Uscita dall’hotel mi sono avviata a prendere il tram. Ma l’ho perso per una manciata di secondi”. Una manciata di secondi decisivi:  “Mi si è avvicinata una donna. Ha guardato il mio trolley e mi ha chiesto se stavo andando in aeroporto. Le ho risposto di sì. Lei subito mi ha risposto di non andare, che c’era stato un attentato, era scoppiata una bomba, che tutto era bloccato che tutti i voli sarebbero stati cancellati. Me lo ha ripetuto almeno una decina di volte, per essere sicura che avessi compreso la gravità della situazione. Da lì è cominciato l’incubo“.

 

Scampato il pericolo diretto di ritrovarsi sul luogo di un attentato, Anna ha vissuto le ore di terrore della città, militarizzata: “Sono tornata in albergo e mi hanno confermato gli attacchi terroristici, i morti i feriti, il blocco dell’aeroporto e la bomba alla metropolitana. La paura di è impossessata di noi. Eravamo inermi davanti a una cosa che si deve solo nei film. Il senso di impotenza era assoluto. In pochi minuti ci siamo ritrovati circondati da forze di polizia e militari in assetto da guerra con armi spianate e pronte a sparare“.

 

Poi il ritorno a casa, insieme ad un gruppo di produttori italiani, ed il sospiro di sollievo: “Ci abbiamo messo 10 ore, abbiamo fatto code interminabili ai posti di blocco, ma nessuno ci ha controllato. Abbiamo trovato tanta solidarietà e aiuto. Per tutto il viaggio pensieri e discorsi sono stati concentrati su quello che era accaduto, i morti i feriti, la paura. Ci siamo tranquillizzati solo in vista della frontiera con la Svizzera. Ora possiamo raccontarla ed è già molto“.

 

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