Torino: sequestrati beni per 1,6 milioni di euro alla ‘ndrangheta

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Era già stato condannato con rito ordinario nell’ambito del processo Minotauro per associazione per delinquere di stampo mafioso e, nello stesso ambito, gli erano stati sequestrati un appartamento e un locale commerciale ubicati a Torino, nel centralissimo corso Vittorio Emanuele.

 

 

Nei giorni scorsi, al termine del procedimento di prevenzione, i Finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria Torino, su disposizione dell’Autorità giudiziaria, hanno eseguito nei confronti di un classe 1969, la confisca dei due immobili in questione, al medesimo intestati, per un valore commerciale di oltre 1.600.000 euro. Condannato, in secondo grado, il 28 maggio scorso, dalla Corte di Appello di Torino a 7 anni di reclusione e interdetto per sempre dai pubblici uffici, l’uomo è stato riconosciuto colpevole del reato previsto e punito dall’art. 416-bis del codice penale, in quanto affiliato, almeno dal 2008, al locale di ‘ndrangheta di San Giusto Canavese (TO).

 

Contemporaneamente, nei confronti dell’uomo, era stato avviato il  procedimento di prevenzione previsto dal codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (D.Lgs. n. 159/2011), riservato agli indiziati di
appartenere alle associazioni mafiose che dispongono di beni dal valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato od all’attività economica svolta oppure di beni ritenuti frutto di attività illecite.
Gli accertamenti patrimoniali, affidati al G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Torino, hanno, infatti, dimostrato che l’uomo disponeva di fonti di reddito ufficiali incompatibili con il proprio tenore di vita e con le sue possidenze immobiliari, tali da far ritenere che queste ultime fossero state acquistate, nel tempo,
investendo parte delle ricchezze accumulate illecitamente per via del proprio ruolo all’interno della ‘ndrangheta.

 

Con la definitiva pronuncia, emessa in data 19 novembre 2015 dalla Corte di Cassazione, che in esito al ricorso presentato dall’interessato aveva rinviato la questione al giudice d’appello, è stata sentenziata la confisca dei due immobili, che ora passeranno alla piena gestione dell’Agenzia Nazionale beni sequestrati
e confiscati alla criminalità organizzata, la quale curerà l’amministrazione e la destinazione del consistente patrimonio definitivamente sottratto all’organizzazione, affinché ne sia garantito un effettivo riutilizzo sociale.