Lequio Tanaro: è corsa contro il tempo per salvare la scuola elementare | Il preside Bruno Gabetti: “Servono nuovi iscritti”

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Nel piccolo comune di Lequio Tanaro è in corso una vera e propria corsa contro il tempo per riuscire ad evitare la chiusura della scuola elementare. Al plesso di Lequio dell’Istituto Comprensivo “Luigi Einaudi” di Dogliani non risultano infatti al momento nuove iscrizioni per il prossimo anno scolastico, quando mancano appena 11 giorni alla chiusura.

 

Per raggiungere la soglia minima bastano pochi alunni, perché quelli storici, a parte forse un paio, hanno confermato l’iscrizione, e il calcolo si fa sul complessivo – spiega il preside dell’Istituto “Luigi Einaudi” Bruno Gabetti -. Il problema è che non ci sono, ad oggi, nuovi iscritti. Il termine ultimo è il 22 febbraio: vedremo“. Il rischio che il plesso di Lequio Tanaro debba chiudere è concreto: “Purtroppo ci sono dei parametri ministeriali rigidi e se a Roma decidono che si chiude perché siamo sotto la soglia, allora si chiude – prosegue Gabetti –. Si possono chiedere delle deroghe, ma quello è un terreno pieno di incognite. Se non ci fossero i numeri e se alla richiesta di deroga ci rispondessero di no, a quel punto non avremmo nessun altro strumento“.

 

Ecco perché la scuola, insieme all’amministrazione comunale, si sta attivando per fare il possibile affinché si raggiunga il numero minimo di iscritti e la chiusura del plesso venga scongiurata. “Stiamo facendo tutto quello che possiamo – assicura il dirigente scolastico –. Insieme all’amministrazione ci siamo trovati e abbiamo fatto una serie di telefonate alle famiglie, che si sono dette disponibili ad ascoltarci e abbiamo in programma degli incontri. Anche se non so se potremo modificare qualcosa, la nostra politica è comunque quella di fare il possibile, anche perché poi indietro non si può più tornare“. Mentre si cerca in tutti i modi di raccogliere qualche iscrizione sufficiente a proseguire, ci si interroga sulle ragioni dello “0” alla casella nuove iscrizioni. Il preside Gabetti ha le idee chiare: “Credo che la motivazione non sia solo legata allo spopolamento, ma ci siano anche delle concause. In paese c’è una scuola materna privata che, per una serie di fattori, probabilmente anche economici, è un po’ in difficoltà, per cui succede che i genitori portino i figli nel paese vicino, che è Bene Vagienna, poi i bambini si affezionano e decidono di rimanere lì. C’è inoltre un altro fattore: vicino alla scuola, da qualche anno, nella casa di riposo è stata attivata anche una sezione per malati psichiatrici. Non ha mai dato problemi, però qualcuno forse si può far condizionare, anche se questo mi sembra un discorso di pregiudizio“.

 

Di parere opposto il sindaco di Lequio Tanaro Costanzo Negro: “Chi è in quella struttura è gente che frequenta Lequio da anni e nessuno si era mai accorto di niente – dice il primo cittadino -. E per quel che riguarda l’asilo, è perfetto: è un ente privato, però il Comune dà un contributo, è pieno di bambini, ha delle maestre bravissime, fanno bene da mangiare, ci portano i bambini anche da fuori, non c’entra niente con le mancate iscrizioni alla scuola elementare. Questa cosa non la accetto“. Il sindaco ha idee diverse rispetto al preside e non vede molti spiragli: “Se la gente del posto non porta più i bambini a Lequio, il dirigente scolastico deve farsene una ragione nell’ambito della scuola – spiega Negro -. Ci saranno dei motivi, certo. A volte ci sono ragioni di comodità della famiglia legate al lavoro, altre volte magari ci sono quelli che lo fanno per ripicca, o perché è di moda portare i bambini nella scuola del paese più grosso, ma non possono far ricadere tutte le disgrazie sul Comune. Il sindaco non può fare niente, devono farsene una ragione loro, a me spiace tantissimo, ma io sono impotente da questo punto di vista. Noi abbiamo sempre prestato grande attenzione alla scuola, abbiamo speso centinaia di migliaia di euro per rifare il tetto, per tinteggiarla, per cambiare gli infissi, cambiare la centrale termica, abbiamo preso un pulmino nuovo. Il problema è che il sindaco non può mettersi a discutere con le famiglie se queste decidono di portare i bambini da un’altra parte. Come faccio? Io ho sempre detto a tutti che siamo in un paese piccolo e ci sono dei disagi, ma bisogna avere un po’ di senso civico. Di più non posso fare“.

 

GDS