Riforma della Pubblica Amministrazione: preoccupazione da parte dei lavoratori della Camera di Commercio di Cuneo

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Riceviamo e pubblichiamo: I lavoratori della Camera di commercio di Cuneo esprimono tutta la loro preoccupazione di fronte alle indiscrezioni sul contenuto del decreto attuativo della riforma della Pubblica amministrazione, che sarà discusso nei prossimi giorni dal Consiglio dei Ministri.

 

Il DL 90/2014 convertito in L.114/2014 aveva già imposto il progressivo taglio del diritto annuale, principale fonte di finanziamento delle Camere di commercio, sino al 50% nel 2017. La Legge delega 124/2015 ha confermato tale dimezzamento e ha introdotto un processo di riordino complessivo del sistema camerale, con una riduzione delle Camere di commercio da 105 a 60, razionalizzazione delle loro funzioni e semplificazione della governance. Inoltre, ha demandato ai decreti delegati l’introduzione di una disciplina transitoria che garantisca la sostenibilità finanziaria dei nuovi enti, ma anche “il mantenimento dei livelli occupazionali” (lettera h art.10).

 

Secondo le fonti di stampa e le bozze che sono reperibili in rete, il decreto delegato invece prevederebbe non solo la razionalizzazione degli uffici che svolgono funzioni di supporto ma addirittura priverebbe le Camere di commercio delle funzioni di sostegno alle imprese, facendo venir meno:

 

contributi a favore della promozione delle imprese sul territorio (bandi e finanziamenti);
sostegno all’internazionalizzazione;
sostegno ai crediti agevolati;
attività di conciliazione in materia civile e commerciale (mediazione e arbitrato);
sostegno alla creazione d’impresa;
sostegno alle filiere del territorio;
servizi di marchi e brevetti;
studi sull’economia del territorio.

 

Inoltre, in contrasto con quanto scritto nella legge delega, prevederebbe la rideterminazione delle dotazioni organiche del personale, con riduzioni del 15%, per arrivare sino a tagli del 25% per il personale delle Camere di commercio derivanti da accorpamento. I costi del personale – che attualmente non sono a carico del bilancio dello stato – con gli esuberi e l’eventuale ricollocamento in enti finanziati dallo Stato comporterebbero invece un aggravio di spesa per tutti i cittadini.

 

Un vero e proprio smantellamento, che priva le Camere di commercio delle loro funzioni essenziali, funzioni di sostegno alle imprese e all’economia del territorio, in una fase economica così delicata come quella che stiamo vivendo.