2015 DI SPORT IN GRANDA – PAGELLONI: Bra, un anno di consolidamento con un pizzico di discontinuità | Rileggiamo l’anno degli uomini di Gardano, dagli argentini a Ferrario-gol

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Dal Borgosesia alla Novese, con tanti alti e qualche significativa ricaduta. Questo il 2015 del Bra, bello a tratti ed a tratti incompleto.

 

Sesti con 33 punti dopo il 3-0 rifilato al Borgosesia lo scorso 4 gennaio, undicesimi a quota 29 dopo la vittoria di domenica a Novi Ligure, i giallorossi vedono il loro anno solare suddivisibile in due grandi spezzoni quasi equamente distinti. Oltre i pronostici la scorsa annata, con il freno a mano tirato ed un pizzico di sfortuna nella corrente.

 

Del Bra 2014/15 si disse che era bello ma poco concreto, come testimoniato da partite emblematiche, quale, su tutte, il derby al “Paschiero” contro il Cuneo. Avanti con un gol straordinario di Provenzano, Chiazzolino e compagni si fecero raggiungere e superare dalla premiata ditta França-Soragna per poi sudare fino all’ultimo, sfiorando con Pinelli il pari. Finì con tanti complimenti e zero punti. Era una giostra del gol, capace, quando azionata, di infilare 4 vittorie consecutive tra gennaio e febbraio, con risultati come il 4-1 inflitto all’Oltrepovoghera o il 2-3 al Vado in una partita rocambolesca. Quando non era in giornata, quando gli argentini De Peralta e Banegas non brillavano o quando i meccanismi non ruotavano a dovere, ecco, però, il pari con la Novese, il ko a Caronno Petrusella o quello, che di fatto taglierà fuori i giallorossi dalla corsa per i playoff, contro il Rapallo Bogliasco (1-2), galleggiante da tempo in zona playout. Il Bra chiuderà l’anno al settimo posto, con 65 punti, il secondo miglior attacco (68, dietro al Borgosesia) e l’ottava peggior difesa (49).

 

In estate un sostanzioso e per certi aspetti quasi inaspettato mutamento di pelle: via Banegas e Provenzano, le due punte di diamante della passata stagione (chiamate non a caso in Lega Pro), Silva Perdomo, i tre centrali Benci, Strumbo e Silvestri, ma anche Nicolini, i giovani Osella e Gili, Mazza, Pinelli, Varvelli e lo sfortunato portierino Bonvissuto. Tanti addii controbilanciati da sostituti di prima classe, come Carretto e Corteggiano, reduci dalla vittoria del campionato con il Cuneo, De Stefano, l’esperto Ottonello, i talentuosi Dimasi, Jeantet e Di Savino, la fisicità di Roumadi ed Erbini ma anche e soprattutto la voglia di fare bene di Carlo Emanuele Ferrario.

 

Proprio dal figliol prodigo ex Argentina Arma parte la nuova stagione braidese, con la vittoria per 2-1 su quel Rapallo Bogliasco che lo scorso anno aveva spezzato i sogni playoff: doppietta e si fantastica già. I tifosi immaginano un campionato quasi dominato, Gardano predica profetica calma ed ecco che, puntuali, arrivano gli infortuni. Il Bra, che già aveva cambiato schema in corsa pur essendo stato plasmato sul 3-5-2 (usato in estate e poi messo in soffitta per un più affidabile 4-3-3) perde riferimenti importanti come De Stefano (già a fine estate), Carretto (vittima della stessa sorte toccata a quasi tutti i centrali di difesa passati sotto la Zizzola nel 2015), Chiazzolino, Pirrotta, Jeantet, recupera in corsa l’esperienza di Piscopo e l’ottima vena di Coccolo e Spera ma non riesce mai a divincolarsi dalle sabbie mobili di metà classifica ed a dicembre dice addio a Corteggiano, Roumadi, Perrone e Pirrotta. Il punto più basso appena quindici giorni fa, quando, di fronte ai ragazzi del settore giovanile, i giallorossi passano a condurre 2-0 (doppietta, manco a dirlo, di Ferrario) e poi si fanno rimontare in 13’ dal Derthona perdendo 3-2. Infine, appunto, la vittoria della speranza con la Novese, che lascia il Bra a soli sei punti dalla zona playoff e con tanta voglia di rilanciarsi, anche con i ritorni in campo dei senatori.

 

Che cosa non va è sotto gli occhi di tutti: quella maledetta, fisiologica discontinuità è stata causa unica del mancato accesso ai playoff dello scorso campionato e dell’attuale undicesimo posto. Meglio quindi soffermarsi su ciò che è più che mai positivo e deve essere valorizzato. In primis, i giovani: quasi nessuno ha espresso nell’anno solare giovani di così alta qualità, come Mazzafera e Diouf, ormai leader e tra i migliori in entrambe le metà del 2015, Dimasi, che con la chiamata nella Rappresentativa Serie D ha visto premiati i propri sforzi, o gli stessi sfortunati Jeantet, Bonvissuto o Di Savino. In secondo luogo il reparto offensivo: che sia un gioco di squadra (ai 32 gol di Banegas e De Peralta si aggiunsero lo scorso anno i guizzi sparsi di Varvelli, Pinelli, Provenzano e Chiazzolino) o con il monopolio di un singolo (Ferrario, con 17 centri in altrettante partite sta viaggiando ai ritmi di França, nascondendo la carenza dei compagni di reparto) la banda di Gardano non ha mai faticato a trovare la via del gol. Infine, l’aver costruito una struttura solida: il 2014 fu inevitabilmente l’anno di ricostruzione a partire dalle macerie della Lega Pro (cambiò tutto, tranne Chiazzolino), mentre il 2015 è servito per consolidare una società forte. I ritorni dei senatori e la compattezza dell’ambiente, fusi a questi tre elementi, potrebbero fare la differenza nel 2016. 2015, quindi, da 7+, media aritmetica tra l’8.5 della scorsa annata e la sufficienza dell’attuale.

 

Voto: 7+

 

Carlo Cerutti