Juniores Regionale: ricorso su Virtus Mondovì-Revello, un mese di “sconto” a mister Giuseppe Miglio

0
565

Un mese di “sconto” alla pesante squalifica comminata all’allenatore Giuseppe Miglio, nessuna retromarcia invece, sulla richiesta di ripetizione per errore tecnico della partita Virtus Mondovì-Revello di Juniores regionale. Questo è quanto emerge dagli ultimi comunicati ufficiali della FIGC-LND Piemonte, in merito alle decisioni della Corte sportiva di appello, che ha esaminato i ricorsi promossi dalla società e dallo stesso allenatore, in merito agli episodi relativi alla gara sopra citata.

Esaminando i dispositivi, alla Virtus Mondovì rimane la sensazione di evidenti incongruenze, di “due pesi, due misure”, nell’affrontare il medesimo caso. Incongruenze che si allineano perfettamente, appunto, con la posizione della società Virtus Mondovì, che ribadisce la sua completa fiducia nelle dichiarazioni dell’allenatore Miglio e di quanti hanno assistito alla partita, particolarmente in merito ad una frase razzista da lui mai pronunciata, secondo quanto afferma la società monregalese. Un’accusa che la Virtus ha già respinto al mittente. 

 

Perché due decisioni differenti, sul medesimo caso? Ecco la versione delll’avvocato Edoardo Manassero (consulente dello studio Costa-Cuniberti di Mondovì), specializzato in Diritto amministrativo, che con l’avvocato Alessia D’Agostino di Mondovì è stato consulente della società e di Miglio nel ricorso promosso alla Corte d’appello.

 

Avvocato Manassero, ci spiega le decisioni dei giudici in merito ai ricorsi della società e di Miglio? Un solo caso, due conclusioni diverse. Com’è possibile?
Per quanto riguarda il ricorso della società, i giudici della Corte di appello hanno fatto leva sulla questione del referto arbitrale che costituisce piena prova rispetto ad altro: i nostri rilievi sono stati esaminati ma non analizzati. Il contenuto del referto non è quindi stato messo in discussione. Nella sentenza relativa a Miglio – che è stato interrogato dai giudici a Torino -, si giustifica lo sconto di pena “in relazione al caso concreto”, una dicitura che francamente non si capisce molto. Insomma, la nostra linea – che si basava nell’evidenziare come il referto arbitrale fosse incongruente e contraddittorio in alcuni punti – è di fatto passata per il ricorso proposto per Miglio, e non per quello della Virtus.

 

Quali sono le incongruenze rilevate nel referto?
Dalla lettura del referto, non si capisce se Virtus-Revello sia stata sospesa per assenza del numero minimo di giocatori, o per rischio di incolumità del direttore di gara. Nel primo caso, non può essere così perché nel referto stesso l’arbitro asserisce che “avrebbe” dovuto espellere determinati giocatori, il che significa che non lo ha fatto: quindi, la partita poteva continuare, perché al momento dei fatti in esame, la Virtus era in campo con otto giocatori. Nemmeno la seconda tesi, a mio avviso, regge: prova ne è la frase finale del referto, dove l’arbitro dice che ha lasciato gli impianti sportivi “senza problemi”. Inoltre, in un caso analogo, con rissa in campo, il giudice sportivo ebbe a decidere in modo diverso, deliberando che l’arbitro avrebbe potuto fronteggiare la situazione in altro modo, sanzionando le proteste con altri strumenti.

 

Questo che significa?
Semplicemente che ad un certo punto all’arbitro è sfuggita la situazione di mano e non è più stato in grado di dirigere nel rispetto di quanto indicato nel Regolamento, commettendo una serie di errori tecnici. Il che farebbe rientrare la vicenda in uno di quei casi in cui si può disattendere la risultanza del referto ufficiale. E, soprattutto, renderebbe assai probabile che l’arbitro abbia decisamente frainteso la famosa frase razzista attribuita a Miglio. Il dispositivo della Corte d’appello che boccia il ricorso della Virtus si chiude, ad avviso della società, in modo pesante: si ritengono infatti “poco credibili” le numerose testimonianze che hanno visto uscire l’arbitro dal terreno di gioco per fronteggiare un tifoso.

 

In giustizia sportiva è così difficile dimostrare la “propria” verità, e in ultima analisi, difendersi?
Purtroppo nella giustizia sportiva, il referto costituisce piena prova e questo rende sicuramente più complicata l’attività difensiva. Per ciò che concerne la dicitura “poco credibile” sulle che ritengo avulsa dal contesto e inserita per ragioni francamente difficili da comprendere, senza elementi che la rendano giuridicamente rilevante.