Saluzzo: presentato il rapporto Caritas sul Progetto Presidio

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Il viceministro cuneese delle Politiche Agricole, Andrea Olivero, insieme a numerosi rappresentanti delle istituzioni religiose, politiche e militari nazionali, regionali e locali (tra gli altri, l’onorevole Chiara Gribaudo, il prefetto Giovanni Russo, l’assessore e il consigliere piemontesi, Monica Cerutti e Paolo Allemano, il vescovo e il sindaco di Saluzzo, Giuseppe Guerrini e Mauro Calderoni, il sindacalista, Davide Masera, il presidente di zona Coldiretti, Michele Quaglia), ha preso parte alla presentazione del rapporto di Caritas Italiana “Nella Terra di Nessuno. Lo sfruttamento lavorativo in agricoltura”, svoltasi nella “Capitale del Marchesato”.

 

Il documento, scritto sulla base dell’esperienza maturata durante i primi due anni del “Progetto Presidio”, finanziato dalla Cei e gestito dalle stesse Caritas locali, ha riguardato la diocesi di Saluzzo – unica nel Nord Italia – e altre nove del Mezzogiorno. Obiettivo? “Garantire – hanno sottolineato il direttore della Caritas locale, don Beppe Dalmasso, e la coordinatrice del Rapporto, Manuela De Marco – la presenza costante dei nostri operatori in quelle aree del territorio italiano che, durante i mesi estivi, vedono l’arrivo di numerosi lavoratori stagionali impegnati nella raccolta della frutta  e della verdura. Così da offrire loro, oltre a un sostegno per i bisogni più immediati, anche l’assistenza legale e sanitaria e un aiuto per ottenere i documenti di soggiorno e per svolgere l’attività. Un’esperienza di accoglienza diretta unica in Italia per andare incontro agli altri e intercettare le storie, dando risposte concrete all’estrema vulnerabilità delle persone”. 

 

In questi casi, infatti, i problemi da affrontare sono molti: dal non avere un tetto dove dormire al mangiare; dal caporalato al lavoro grigio.  A Saluzzo, fino al 2013 la situazione era tragica con persone abbandonate, spesso, al loro destino, senza luoghi dove ripararsi la notte che venivano, poi, individuati, all’ultimo minuto, per tamponare situazioni di estrema emergenza. Il tutto, tra polemiche e contrapposizioni continue. Dal 2014, grazie al più organizzato “Progetto Presidio” della Caritas e alla collaborazione del Comune e di altre Associazioni di volontariato, è stato allestito, da maggio a novembre, il campo solidale nella zona del Foro Boario, con numerose tende e una struttura fissa. Lo scorso anno vi hanno trovato posto 600 migranti lavoratori, nel 2015 lo hanno occupato in 450 provenienti da una quindicina di Paesi stranieri e con un età media di 25 anni.  A questo punto, però, partendo dal rapporto e dopo due anni di attività, gli esponenti della Caritas hanno posto alcune domande alle quali, tra gli altri, ha risposto il viceministro Olivero.

 

Si possono immaginare nuovi percorsi per altre soluzioni al problema? “Innanzitutto – ha sottolineato Olivero – dobbiamo analizzare bene i dati che la Caritas ci fornisce per prospettare soluzioni stabili, in grado di superare la logica dell’emergenza che ha caratterizzato gli anni passati. Per quanti hanno un lavoro contrattualizzato è necessario che si provveda con modalità di accoglienza ordinaria, in alloggio, coinvolgendo le imprese agricole e tutti i Comuni dove queste sono localizzate. Per i migranti che non hanno contratto e lavorano solo saltuariamente si deve provvedere ad una accoglienza provvisoria, che garantisca dignità, ma al contempo non illuda nessuno.

 

Inoltre? “Si deve aumentare il contrasto all’illegalità, dal lavoro nero e al caporalato, che sono concause del problema e spesso non consentono di dare dignità ai lavoratori. Non potremo mai fare a meno della solidarietà e di chi, come Caritas, la riesce ad organizzare con meravigliosa generosità. Ma non possiamo, né dobbiamo pensare di “scaricare” sul sociale ciò che è innanzitutto un problema di organizzazione aziendale di un settore produttivo. È necessario che operino insieme – come peraltro è successo in questi anni – le organizzazioni agricole, i Comuni, le associazioni, i sindacati. Non per caso finito il Convegno anche oggi ci siamo ritrovati col prefetto e il sindaco di Saluzzo a pianificare l’accoglienza per il prossimo anno”.

 

Come pensate di intervenire come Istituzioni che si occupano di lavoro in agricoltura? “Proprio due settimane fa il mio Ministero, insieme a quello della Giustizia, ha presentato un Ddl per garantire la legalità nel comparto agricolo, prevedendo sostegni alle aziende virtuose attraverso la Rete del Lavoro di qualità, aiuti per l’accoglienza dei lavoratori stagionali e insieme inasprendo le pene per reati odiosi come caporalato, schiavismo, lavoro nero. Introducendo, in particolare, la possibilità di confisca dei proventi di questo sfruttamento e dando servizi di consulenza ai lavoratori, anche grazie all’impegno dei sindacati. Abbiamo tolto in Legge di Stabilità l’Irap per le imprese agricole e siamo pronti ad aumentare le risorse a disposizione per sostenere i costi di accoglienza, ma a fronte di questo pretendiamo trasparenza e legalità. Non possiamo presentarci al mondo, come abbiamo fatto nei mesi passati in Expo, come il Paese della qualità se non superiamo una volta per tutte la vergogna dello sfruttamento”. 

Il viceministro cuneese delle Politiche Agricole, Andrea Olivero, insieme a numerosi rappresentanti delle istituzioni religiose, politiche e militari nazionali, regionali e locali (tra gli altri, l’onorevole Chiara Gribaudo, il prefetto Giovanni Russo, l’assessore e il consigliere piemontesi, Monica Cerutti e Paolo Allemano, il vescovo e il sindaco di Saluzzo, Giuseppe Guerrini e Mauro Calderoni, il sindacalista, Davide Masera, il presidente di zona Coldiretti, Michele Quaglia), ha preso parte alla presentazione del rapporto di Caritas Italiana “Nella Terra di Nessuno. Lo sfruttamento lavorativo in agricoltura”, svoltasi nella “Capitale del Marchesato”. Il documento, scritto sulla base dell’esperienza maturata durante i primi due anni del “Progetto Presidio”, finanziato dalla Cei e gestito dalle stesse Caritas locali, ha riguardato la diocesi di Saluzzo – unica nel Nord Italia – e altre nove del Mezzogiorno. Obiettivo? “Garantire – hanno sottolineato il direttore della Caritas locale, don Beppe Dalmasso, e la coordinatrice del Rapporto, Manuela De Marco – la presenza costante dei nostri operatori in quelle aree del territorio italiano che, durante i mesi estivi, vedono l’arrivo di numerosi lavoratori stagionali impegnati nella raccolta della frutta  e della verdura. Così da offrire loro, oltre a un sostegno per i bisogni più immediati, anche l’assistenza legale e sanitaria e un aiuto per ottenere i documenti di soggiorno e per svolgere l’attività. Un’esperienza di accoglienza diretta unica in Italia per andare incontro agli altri e intercettare le storie, dando risposte concrete all’estrema vulnerabilità delle persone”. 

In questi casi, infatti, i problemi da affrontare sono molti: dal non avere un tetto dove dormire al mangiare; dal caporalato al lavoro grigio.  A Saluzzo, fino al 2013 la situazione era tragica con persone abbandonate, spesso, al loro destino, senza luoghi dove ripararsi la notte che venivano, poi, individuati, all’ultimo minuto, per tamponare situazioni di estrema emergenza. Il tutto, tra polemiche e contrapposizioni continue. Dal 2014, grazie al più organizzato “Progetto Presidio” della Caritas e alla collaborazione del Comune e di altre Associazioni di volontariato, è stato allestito, da maggio a novembre, il campo solidale nella zona del Foro Boario, con numerose tende e una struttura fissa. Lo scorso anno vi hanno trovato posto 600 migranti lavoratori, nel 2015 lo hanno occupato in 450 provenienti da una quindicina di Paesi stranieri e con un età media di 25 anni.  A questo punto, però, partendo dal rapporto e dopo due anni di attività, gli esponenti della Caritas hanno posto alcune domande alle quali, tra gli altri, ha risposto il viceministro Olivero.

Si possono immaginare nuovi percorsi per altre soluzioni al problema? Innanzitutto – ha sottolineato Olivero – dobbiamo analizzare bene i dati che la Caritas ci fornisce per prospettare soluzioni stabili, in grado di superare la logica dell’emergenza che ha caratterizzato gli anni passati. Per quanti hanno un lavoro contrattualizzato è necessario che si provveda con modalità di accoglienza ordinaria, in alloggio, coinvolgendo le imprese agricole e tutti i Comuni dove queste sono localizzate. Per i migranti che non hanno contratto e lavorano solo saltuariamente si deve provvedere ad una accoglienza provvisoria, che garantisca dignità, ma al contempo non illuda nessuno.

Inoltre? “Si deve aumentare il contrasto all’illegalità, dal lavoro nero e al caporalato, che sono concause del problema e spesso non consentono di dare dignità ai lavoratori. Non potremo mai fare a meno della solidarietà e di chi, come Caritas, la riesce ad organizzare con meravigliosa generosità. Ma non possiamo, né dobbiamo pensare di “scaricare” sul sociale ciò che è innanzitutto un problema di organizzazione aziendale di un settore produttivo. È necessario che operino insieme – come peraltro è successo in questi anni – le organizzazioni agricole, i Comuni, le associazioni, i sindacati. Non per caso finito il Convegno anche oggi ci siamo ritrovati col prefetto e il sindaco di Saluzzo a pianificare l’accoglienza per il prossimo anno”.

Come pensate di intervenire come Istituzioni che si occupano di lavoro in agricoltura? Proprio due settimane fa il mio Ministero, insieme a quello della Giustizia, ha presentato un Ddl per garantire la legalità nel comparto agricolo, prevedendo sostegni alle aziende virtuose attraverso la Rete del Lavoro di qualità, aiuti per l’accoglienza dei lavoratori stagionali e insieme inasprendo le pene per reati odiosi come caporalato, schiavismo, lavoro nero. Introducendo, in particolare, la possibilità di confisca dei proventi di questo sfruttamento e dando servizi di consulenza ai lavoratori, anche grazie all’impegno dei sindacati. Abbiamo tolto in Legge di Stabilità l’Irap per le imprese agricole e siamo pronti ad aumentare le risorse a disposizione per sostenere i costi di accoglienza, ma a fronte di questo pretendiamo trasparenza e legalità. Non possiamo presentarci al mondo, come abbiamo fatto nei mesi passati in Expo, come il Paese della qualità se non superiamo una volta per tutte la vergogna dello sfruttamento”.