Casi Michelin e fondi Crosetto, Piumatti: “Due facce della stessa medaglia”

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Attività produttive e risorse pubbliche per investimenti che minacciano di lasciare il territorio della Granda. Esiste un nesso tra la vicenda Michelin e quella dei “Fondi Crosetto”, rappresentato da una visione burocratica e apatica della politica “non più in condizione di soppesare gli effetti di normative oramai incontrollate che disfano, come una tela della mitologia, quanto, magari con impegno e attivismo locale, realizzato o autorizzato in precedenza“, commenta amaro il Patron di Bra Servizi, ex dirigente provinciale e regionale di Confapi, Giuseppe Piumatti.

Dal momento che i Fondi si concretizzavano in mutui attivabili dalle Province di Cuneo e Asti, per opere stradali direttamente o indirettamente funzionali all’incompiuto tracciato autostradale, si sarebbe dovuto stabilire per gli anni a venire il modo di salvaguardare la gestione di questi importanti capitoli dai destini della stessa At-Cn e dalle cervellotiche limitazioni dei patti di stabilità per gli Enti territoriali susseguitesi dal 2008 a oggi. Così, ora, da quelle sedi che sempre avrebbero dovuto vegliare, ci si accorge che determinate somme tornano o meglio restano a Roma, perché non si è stati in grado in questi sette anni di prevedere una formula specifica per il loro agevole e tempestivo utilizzo, nello stesso modo in cui si scopre che uno stabilimento chiuderà in blocco entro 12 mesi, con il rischio di aggiungersi a certe lunghe sequenze di “affittasi” o “vendesi capannoni” sempre nel Cuneese, di cui mi chiedo se chi di dovere abbia coscienza. Due episodi che, ravvicinati fra loro anche per tempi di accadimento, sono facce di una sola medaglia con la quale la Granda è stata ripagata dalla politica e separata da quest’ultima da una assenza non solo di collegamenti ma anche di visioni con Roma, dove il dibattito sulla legge di stabilità per il 2016 sembra svolgersi a bordo di una astronave a distanza siderale dall’economia e dalla società reali“.