Intesa fra Ministero delle Politiche Agricole ed Uncem per lo sviluppo delle aree montane

0
388

Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e Uncem hanno firmato stamani un protocollo d’intesa che contiene le linee guida per un’interazione volta a favorire le iniziative di sviluppo socio-economico nelle aree montane del Paese, in particolare grazie all’uso di fondi europei della programmazione 2014-2020.

A sottoscrivere l’accordo, presso la sede del Mipaaf a Roma, sono stati il Ministro on. Maurizio Martina e l’on. Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem.

 

“Si tratta di un passo in avanti importante – spiega Borghi – nelle relazioni tra sistema degli Enti locali montano e il Governo. Gettiamo le basi, in particolare attraverso il lavoro che Uncem potrà fare anche grazie alla Fondazione Montagne Italia, per supportare Unioni montane e Comuni nella definizione di progetti internazionali per lo sviluppo della aree rurali. Nell’anno dell’Expo e dell’Enciclica Laudato Si di Papa Francesco, proviamo a declinare sul territorio alcuni dei grandi temi legati alla sussidiarietà, all’utilizzo delle risorse naturali, alla protezione e alla valorizzazione del sistema agroalimentare, alla fruizione dei beni storici, ambientali, agricoli, turistici della montagna”. In questo percorso, il protocollo prevede che il sistema di enti rappresentato da Uncem stringa un rapporto stretto con la Rete Rurale nazionale, impegnata con i Gruppi di azione locale, su tutto il territorio nazionale, a coordinare investimenti e opportunità.

 

“I Gal e le Unioni – prosegue il presidente Uncem – dovranno collaborare maggiormente. Abbiamo di fronte le grandi opportunità che si aprono in tutte le Regioni con i Piani di sviluppo rurale, con la Strategia nazionale per le aree interne, con il Piano nazionale Banda larga, con gli strumenti dai Programmi europei transnazionali. Il protocollo impegna Uncem a essere promotore e organizzatore sul territorio, tra i Sindaci e gli Amministratori, di queste opportunità, in stretto accordo con Mipaaf”.

 

La montagna italiana oggi è un luogo dove si sperimentano politiche di integrazione e un nuovo welfare di comunità. La montagna conosciuta come luogo dal quale emigrare, che fino agli anni Novanta ha perso, sia sugli Appennini che sulle Alpi, decine di migliaia di abitanti, oggi diventa territorio che torna a crescere, con un aumento della popolazione dopo lunghi e non uniformi periodi di declino. Nel dicembre 2014, il Mipaaf ha presentato il Piano per l’agricoltura di montagna. Due le direttrici principali: valorizzazione e sostegno delle attività agricole in zone montane anche attraverso l’uso ottimale dei fondi europei e un piano operativo con le Regioni per la gestione del patrimonio forestale, che si inserisce nel quadro delle azioni di contrasto al dissesto idrogeologico.

 

“L’agricoltura di montagna è un presidio fondamentale per la vita di molti territori rurali – ha affermato il Ministro Martina – ed è strategica per la lotta al dissesto idrogeologico. Parliamo di un settore che in Europa vale 30 miliardi di euro e che coinvolge più di 2,5 milioni di aziende agricole, di cui 280 mila sono italiane. Per questo abbiamo deciso di intervenire a favore delle aziende agricole di montagna, con scelte specifiche nell’ambito dell’applicazione della Politica agricola comune fino al 2020. Penso in particolare all’intervento che abbiamo deciso a favore della zootecnia di montagna, con oltre 50 milioni di euro all’anno per dare futuro ad un’attività centrale per la vita di quei territori. Allo stesso tempo con le Regioni abbiamo approvato un piano operativo per la gestione dei nostri boschi. Investiremo 1,8 miliardi di euro per la tutela, la valorizzazione e la salvaguardia del nostro patrimonio forestale, che fino ad oggi non è stato adeguatamente curato. Parliamo di 11 milioni di ettari sui quali interveniamo per prevenire il dissesto idrogeologico, con l’obiettivo di far diminuire le frane, gli incendi e innescare un ciclo virtuoso dell’utilizzo degli “scarti” come biomasse. Non dimentichiamoci che la filiera del legno in Italia dà lavoro a 700mila persone”.