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Iniziato l’esame del ddl sul riordino delle Province: è dibattito in Consiglio Regionale

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Con le relazioni di maggioranza e opposizione e la discussione generale, il Consiglio regionale ha iniziato, nella seduta del 13 ottobre, l’esame del disegno di legge n. 145 sul riordino delle funzioni amministrative conferite alla Province in applicazione della Legge Delrio.

Davide Gariglio (Pd), relatore di maggioranza, dopo avere espresso apprezzamento per il lavoro svolto in Commissione, ha ricordato che il disegno di legge attua una normativa nazionale, la legge Delrio, e che sono intervenute diverse modifiche in corso d’opera sia nella legge di stabilità che nel decreto sulla pubblica amministrazione del ministro Madia. “Oggi – ha rimarcato il capogruppo del Pd – abbiamo maggiori certezze, soprattutto per quel che riguarda il destino del personale”. Sotto il piano politico Gariglio ha poi sottolineato che “la Giunta, conformemente alla posizione espressa dalla sua maggioranza fin dalla campagna elettorale, ha scelto di riconferire alle province le funzioni oggetto del processo di decentramento, ad eccezione dell’agricoltura, per esigenze di carattere unitario, e della formazione professionale. La Regione conferma così il suo ruolo legislativo, di programmazione, indirizzo e controllo e non di gestione”. “Inoltre – ha concluso – valorizziamo il principio di sussidiarietà e disegniamo un nuovo assetto istituzionale che prevede, in Piemonte, tre enti di area vasta, oltre la Città metropolitana, riducendo i vertici istituzionali, non i servizi”.

 

“Questo provvedimento – ha invece dichiarato Gian Luca Vignale (Forza Italia), relatore di minoranza – nasce da una pessima legge nazionale, che ha trasformato le province in enti di secondo livello senza ridurre né costi né funzioni, e da una serie di provvedimenti che hanno ridotto i trasferimenti alle province stesse, che graveranno sul bilancio già disastrato della nostra Regione. Inoltre, crea nuova burocrazia e per i cittadini sarà molto complicato capire chi fa che cosa nelle diverse aree del Piemonte. Per quanto riguarda, infatti, le funzioni storiche delle province, il riferimento resta quello della provincia, ma se parliamo di nuove funzioni delegate dalla Regione il riferimento è l’area vasta. Se poi guardiamo alla formazione professionale, per sei province se ne occupa la Regione, a Torino ci si rivolge alla Città metropolitana, nel Verbano Cusio Ossola alla provincia, una marmellata istituzionale che creerà molti problemi ai cittadini”. “La nostra contrarietà – ha concluso – si manifesterà fin dalla prossima settimana con un’attività emendativa che punterà a introdurre efficienza, ad esempio, nell’utilizzo delle sedi”.

 

“Con questo disegno di legge – ha poi sottolineato Mauro Campo (Movimento 5 Stelle), relatore di minoranza – la Giunta sceglie di non decidere, mantenendo il più possibile lo status quo e lasciando nell’incertezza personale e cittadini, approva il provvedimento tra le ultime Regioni in Italia e, soprattutto, non presenta un chiaro disegno di riorganizzazione. Peraltro registriamo il totale fallimento della Conferenza Stato Regioni che non ha svolto il suo ruolo di cinghia di trasmissione tra il governo e le Regioni, non ha dato indicazioni unitarie e non ha applicato il principio di leale collaborazione sul trasferimento di risorse”. “Con la Delrio – ha proseguito –  non esiste più una pianificazione complessiva che finalizzi non solo le politiche più tipiche delle aree vaste, come la formazione professionale, ma anche quelle di governo del territorio, compiti già gestiti dalle Province. Se l’obiettivo era la razionalizzazione economica, gli unici risparmi sono quelli conseguiti con i tagli calati dall’alto. Inoltre, nel disegno di legge manca completamente il ruolo dei Comuni”.
Dopo le relazioni di maggioranza e minoranza, si è aperta la discussione generale.
Per Andrea Appiano (Pd) “questo è uno dei provvedimenti più impegnativi della legislatura ed è apprezzabile che la nostra Regione abbia scelto di non riaccentrare tutte le competenze tornando indietro rispetto al processo di decentramento, ma abbia valorizzato il principio di sussidiarietà che avvicina le funzioni e i servizi ai cittadini e ai territori. Nel percorso in Aula approfondiremo ancora alcuni temi, come la funzione della vigilanza ambientale e la polizia provinciale, senza le quali la qualità del territorio ne riceverebbe un grave danno”.
Secondo Marco Grimaldi (Sel) è stato “un errore procedere per scelte drastiche come l’abolizione delle Province per arrivare alle attuali incertezze. Pensare che per abbassare i costi della politica bastasse eliminare i livelli di rappresentanza non ci convince. Assurdo che poi i cittadini del capoluogo, di fatto, scelgano il presidente dell’area metropolitana”.

 

Il dibattito generale si è chiuso con l’intervento del vicepresidente della Giunta regionale, Aldo Reschigna, per il quale “la sfida è quella di determinare natura e funzioni di questo nuovo soggetto intermedio di area vasta. La nostra scelta non è la riproposizione delle attuali Province, dobbiamo disegnare una organizzazione in grado di raccogliere le sfide per il futuro. Il quadro è complicato dai tempi lunghi che stanno intercorrendo tra l’approvazione della legge Delrio e la realizzazione della riforma del Titolo V della Costituzione. Immaginiamo un soggetto di area vasta che è ascendente rispetto alle realtà comunali, con il quale si potrà sperimentare una capacità di lavoro diversa dal passato. Quando discuteremo l’articolato presenteremo gli emendamenti per assumerci responsabilità nell’ambito della polizia provinciale, sulla quale abbiamo chiesto a Roma la possibilità dell’avvalimento, e nella riorganizzazione dei Centri per l’impiego. Ovviamente, su questi temi, dobbiamo fare riferimento a quanto verrà deciso a Roma”.

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