Cristiano De Andrè a La Morra il 17 ottobre: a lui ed all’indimenticato Fabrizio verrà conferita la cittadinanza onoraria

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Il Consiglio Comunale di La Morra nella seduta del 30 settembre ha conferito la cittadinanza onoraria a Fabrizio De André e al figlio Cristiano De André. Cristiano De Andrè ha confermato la sua presenza a La Morra sabato 17 ottobre alle ore 16.00 .

 

Fabrizio De André nato a Genova nel 1940 è considerato uno dei più importanti e amati esponenti della canzone d’autore italiana.
È stato tra i primi a infrangere i dogmi della “canzonetta” italiana, con le sue ballate De André usava il linguaggio di un poeta non allineato, ricorrendo alla forza dell’ironia per distruggere ogni convenzione. Nel suo mirino, sono finiti i “benpensanti”, i farisei, i boia, i giudici forcaioli, i re cialtroni di tutti i tempi. Il suo è un messaggio di libertà e di riscatto contro “le leggi del branco” e l’arroganza del potere.
Molti testi delle sue canzoni, che hanno raccontato con infinita dolcezza storie di emarginati, ribelli e prostitute, sono paragonati a vere e proprie poesie. Fabrizio De André morì a Milano, a soli 59 anni, lasciando un enorme testamento artistico composto da 13 album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e riedite successivamente in diverse antologie. Fabrizio De André aveva ricevuto nel 1954 sul Belvedere di La Morra la sua prima chitarra in dono da un amico di famiglia.

Questo fatto è documentato in diverse biografie e in particolare nel libro di Luigi Viva “Non per un dio ma nemmeno per gioco – vita di Fabrizio De André (Feltrinelli)

 

Eccone uno stralcio:

“Settembre 1954, La Morra. L’incontro con la chitarra e la poesia di Remo Borzini
Di ritorno dalla montagna i De André, insieme ad alcuni amici, decisero di passare una vacanza nelle Langhe, a La Morra. Fu così che Fabrizio “incontrò” per la prima volta la chitarra e la poesia.

 

I De André vennero invitati a cena da un loro conoscente di Torino, l’ingegner Pier Franco Bertone, anche lui in villeggiatura a La Morra. Mentre gironzolava annoiato, Fabrizio scorse in un angolo una bella chitarra e iniziò a strimpellarla con discreta abilità. L’ingegner Bertone rimase di stucco nell’apprendere da Fabrizio che mai prima di allora l’aveva suonata e decise di regalargliela. Fabrizio cominciò a esercitarsi con passione, facilitato anche dalla buona manualità acquisita con lo studio del violino.
In quei giorni arrivò in albergo con la moglie Floria il petroliere Abelardo Remo Borzini. Da anni Borzini coltivava l’hobby della poesia e della pittura; con il passare del tempo sarebbe divenuto uno dei più ispirati cantori della vita di Genova e della Liguria. […].
Uomo coltissimo e raffinato, amante del bello con un originale senso dell’umorismo, fece colpo sul giovane Fabrizio con alcune delle sue poesie.

 

“Con Fabrizio ci siamo incontrati la prima volta a La Morra. Lui pressoché un ragazzo, io con qualche primizia grigia sulle tempie. Passava le giornate tormentando la sua chitarra ed evocando inconsciamente quella poesia trovadorica che aveva infiammato la poesia di Raimbaut de Vaquerais e di Sordello da Goito e che, un giorno, avrebbe pure lui posseduta. D’un tratto s’interrompeva per passare, in sordina, quasi se ne vergognasse, a motivi conosciuti. Erano quasi sempre variazioni di Giochi Proibiti a frequentare queste parentesi. Ricordi lontani, troppo lontani, di un amico che mi è sempre stato e mi è tuttora vicino. Con la sua musica, con la sua poesia” (Abelardo Remo Borzini). Molti sono i testimoni che dichiarano di averlo conosciuto e raccontano episodi legati agli anni 1954-58.

 

Alcune testimonianze:

 

G.F.
“Io e Fabrizio De André eravamo molto amici in gioventù. I miei ricordi risalgono agli anni 1956-58. D’estate Fabrizio passava le sue vacanze a La Morra per tre mesi soggiornando al Belvedere. Eravamo un bel gruppo di ragazzi, alcuni provenivano anche da Torino e Milano. Stavamo sempre insieme e la sera a volte ci trovavamo sotto il lampione del Belvedere e giocavamo a carte. Io avevo già la macchina e così lo portavo in tutte le feste dei paesi vicini, Novello, Monforte, Castiglione Falletto… All’epoca nessuno poteva immaginare che Fabrizio sarebbe diventato un cantautore così importante.
Nel 1958 sia io sia lui conoscemmo le nostre future mogli.
Cristiano De André da piccolo passò anche lui alcune vacanze a La Morra, giocava con mia figlia, più piccola di circa un anno, a casa nostra. Cristiano veniva in vacanza con la nonna e i genitori venivano a trovarlo nei fine settimana. Me lo ricordo biondo e riccioluto . La nonna era tranquilla, sapeva sempre dove trovare Cristiano, a casa nostra a giocare”.

 

O.S.
“Fabrizio De André era mio cugino, mia nonna e suo nonno erano sorella e fratello. Fabrizio veniva sovente in vacanza qui con la mamma e il fratello Mauro.
Il papà era un professore e a quell’epoca avrebbe preferito che il figlio si dedicasse di più agli studi che alla musica”.

 

U.M.
“ Io e Fabrizio De Andrè eravamo molto amici, eravamo sempre insieme. A La Morra è venuto a passare le vacanze per molti anni di fila. Ci trovavamo in piazza Castello a giocare. A quell’epoca non poteva immaginare che sarebbe diventato così famoso”.

 

R. P.
“Il papà di Fabrizio e Mauro De André come finivano le scuole a giugno li portava al Belvedere (allora proprietario Sergio Roggero) e rimanevano fino a ottobre, quando ricominciava la scuola. Con loro feci molte partite a dama… A 14 anni cominciò a strimpellare la chitarra regalatagli da Pierfranco Bertone.
La canzone “La storia di Marinella” gli era stata ispirata da un fatto di cronaca letto su un giornale che lo aveva particolarmente colpito: una ragazza si era suicidata gettandosi nel fiume Tanaro. Fabrizio cominciava a strimpellare e andava in giro tutto il giorno con la sua chitarra. Componeva già allora scherzose canzoni rimate che faceva ascoltare agli amici. Ragazzo simpaticissimo aveva tanti amici tra i ventenni lamorresi di allora e una fidanzatina
Per la mamma era uno scavezzacollo. Ad esempio prendeva per così dire “in prestito” la vespa dagli amici e gliela riportava quando arrivava, magari tre giorni dopo, suscitando le ire della mamma che se la prendeva anche con chi gli aveva prestato il mezzo.
Ha passato la sua infanzia a La Morra e se ne è sempre ricordato tant’è che a un concerto quando, lui ormai famoso, alcuni lamorresi volevano parlargli e erano bloccati dalle guardie del corpo con la frase “Suma d ra Mura” Fabrizio li chiamò e li fece passare per riceverli.
Io l’ho frequentato fino ai 19 anni circa, lo rividi dai Bertone dove mi disse che mi avrebbe portato un suo disco. Si sposò a vent’anni e un anno dopo nacque Cristiano che fino ai 9 – 10 anni veniva con la nonna al Belvedere e se non c’era posto al Belvedere andava dai Bertone e per il vitto al Belvedere.
La madre di Fabrizio tenne i contatti soprattutto con i Bertone e la famiglia Cerruti. Ancora, per molti anni, la mamma di Fabrizio contattava la moglie di Cerruti per farsi recapitare un platò del buon dolcetto di La Morra”.

 

B.M.
“Mia mamma (che era sarta) mi raccontava che aveva cucito e ricamato pantaloncini e camicette per Cristiano quando era in vacanza a La Morra con la nonna”

 

P.N.
“un taglio al suo caschetto ho avuto il piacere di farlo anche io”