Arriveranno nei prossimi mesi a Ceva 40 profughi, tutti uomini, presi in gestione dalla cooperativa torinese Immacolata. Dovevano essere inizialmente 60 ma nei colloqui successivi tra l’amministrazione cevana e la Prefettura il numero è stato ridotto. Alfredo Vizio ha spiegato a Ideawebtv.it come Ceva accoglierà i rifugiati.
Come si sta preparando l’accoglienza dei profughi a Ceva?
“Bisogna dire innanzitutto che non arriveranno in blocco, 40 è il numero massimo di persone che Ceva potrà avere. Di questi 40, dodici saranno dislocati in due alloggi in una palazzina vicino alla stazione mentre per gli altri 30 saranno utilizzati i locali di un ristorante-albergo che ha cessato l’attività in primavera”.
Qual è la posizione della giunta?
“Io sono stato eletto per la prima volta sindaco nel 1995 e ho vissuto il fenomeno dell’immigrazione da amministratore. Abbiamo sempre cercato di mantenere un equilibrio tra i vari gruppi etnici e cercheremo di fare lo stesso con questi nuovi arrivi. Inizialmente in Prefettura, data l’alta percentuale di popolazione straniera presente a Ceva – dai nostri dati tre volte superiore alla media nazionale – abbiamo chiesto di accogliere due nuclei famigliari per favorire una miglior gestione. Purtroppo ciò non è stato possibile ma dalle iniziali 60 unità siamo scesi a 40. Con la cooperativa Immacolata ci confronteremo, fermo restando che la diretta gestione in toto è di loro competenza”.
Quale pensa sarà l’impatto sulla comunità di Ceva?
“Vedendo le altre realtà possiamo prevedere qualche apprensione da parte dei cittadini. Ma come le dicevo a Ceva la presenza di persone straniere non è una novità”.
Lega Nord e Fratelli d’Italia raccolgono firme per opporsi al loro arrivo, come risponde alla loro iniziativa?
“Ognuno ha le sue idee e fa le proprie valutazioni. A volte ci troviamo pizzicati tra il buonismo e la totale avversione che non facilita la risoluzione dei problemi. Devo dire però che troppo buonismo ha portato alla mancanza di norme per una convivenza pacifica. Questo ha portato il cittadino a non sentirsi più al sicuro e non c’è da meravigliarsi se ci sono manifestazioni di questo tipo”
Alessandro Ghiberti