Da Cuneo a Bergamo: il nuovo viaggio del “kalathos” iberico delle collezioni cuneesi | Un originale vaso per accogliere il miele, conservato al Museo Civico, in prestito al Museo di Bergamo

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Dal 25 maggio al 25 ottobre 2015, in concomitanza con la grande opportunità offerta da EXPO 2015, il Civico Museo di Bergamo affronterà il tema dell’agroalimentare nel mondo antico con la mostra “FOOD. Archeologia del cibo dalla preistoria all’antichità”.

 

 

La mostra, patrocinata da MiBAC-Soprintendenza per i beni Archeologici della Lombardia, Regione Lombardia, Provincia di Bergamo, Ateneo di Scienze lettere ed Arti, Università degli Studi di Bergamo, EXPO e Associazioni di produttori agricoli della zona di Bergamo, si concretizza nella realizzazione di un percorso espositivo sul tema dell’alimentazione antica, partendo dall’origine di alcuni cibi che sono ancora oggi alla base della nostra nutrizione, con le loro implicazioni nell’economia e nell’organizzazione delle società del tempo. Si tratta dunque di un’iniziativa di valorizzazione del patrimonio culturale locale, affiancato, là dove necessario, da prestiti ottenuti presso altri Musei italiani e sostenuta da un’idonea azione educativa, che non riguarda soltanto le realtà del passato, ma giunge fino ai nostri giorni.

 

Fra i beni in mostra figura anche un reperto delle civiche collezioni cuneesi: si tratta di un grande vaso in terracotta, chiamato kalathos per gli addetti ai lavori, decorato e fabbricato in Spagna, ma attestato come forma ceramica nell’attuale Liguria e nel Basso Piemonte dagli inizi della Romanizzazione, col II secolo a.C., che serviva per trasportare frutta secca o più probabilmente miele.  


 

«Dopo il prestito del dipinto di Fillia al Guggenheim di New York – commenta l’Assessore alla Cultura Alessandro Spedale – e quello della stele romana di Catavigno alla Biblioteca Reale di Torino, una nuova importante iniziativa espositiva conferma il valore delle nostre collezioni di arte e archeologia. Il vaso di origine spagnola fu molto probabilmente donato dalla famiglia Colombari di Saluzzo nel 1931 ad Euclide Milano per il futuro museo, e per la sua forma a prima vista bizzarra fu in un primo tempo considerato un’anfora etrusca. Come istituzione museale dinamica e attiva, il Complesso Monumentale punta ora, oltre che su nuovi allestimenti ed esposizioni accattivanti di recente inauguranti, anche sulla divulgazione delle peculiarità delle proprie raccolte presso un pubblico il più possibile ampio e articolato, facendo rete con altri musei e centri di cultura.»