Piumatti: “Il settore privato, imprese e famiglie, messo allo stremo da scelte politiche sbagliatissime” | Non è in condizione di accedere a nessuna presunta agevolazione

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È tutt’altro che casuale la circostanza che vede il dato dell’ulteriore generale aumento della pressione fiscale concomitante con le notizie di nuovi focolai di crisi occupazionale a livello territoriale locale.

La conferma “di come taluni sgravi, a valere sul reddito netto del dipendente e sul costo aziendale del lavoro, siano arrivati fuori tempo massimo e in moltissimi casi siano stati più che sormontati da lievitazioni del prelievo fiscale decentrato su base regionale e locale, spirale quest’ultima che pare inarrestabile tutt’ora“, è il commento di Giuseppe Piumatti, Patron di Bra Servizi e delle Pmi piemontesi, con riferimento agli ultimi dati nazionali sul carico tributario che sono contestuali alla proclamazione di nuovi esuberi di personale in più punti del territorio provinciale e in settori che, dal manifatturiero puro, si estendono ora al terziario commerciale.

 

Come temevamo, e come la nostra Associazione aveva denunciato fin dall’inizio – ricorda l’imprenditore e dirigente di categoria – gli sgravi fiscali deliberati durante lo scorso anno si sono innestati su un settore privato, di imprese e di maestranze, che era già allo stremo e che, oltre al danno di non poter beneficiare di tali agevolazioni, ha subito la beffa di doversi fare carico dei rincari d’imposta e tariffari deliberati su altri versanti e livelli“.

 

Così si è arrivati alla situazione attuale, in cui si riduce ulteriormente la platea degli occupati dipendenti e autonomi: “Nei fatti – prosegue Piumatti – è venuto meno, per corto circuito conclamato, un certo paradigma fiscale per cui si riteneva di poter bilanciare l’erosione dell’industria con altre attività per esempio nel terziario. Magari negli stessi luoghi fisici e contenitori immobiliari. Un effetto di spiazzamento che non sarebbe potuto durare all’infinito perché sono le attività industriali che trainano il reddito di un territorio e danno lievito a una torta altrimenti sempre più piccola e più povera. Ed è ciò che sta accadendo proprio a pochi passi da noi, nella Granda, dove ogni giorno, vorrei ricordarlo alla politica, rischiano la chiusura 14 aziende, e questo significa altrettante possibilità in meno per una famiglia media di potersi mantenere, o per una persona giovane o adulta di trovare o ritrovare una occupazione.

 

Una impresa ordinaria non può permettersi di agire come certi enti pubblici o semi-pubblici a cui basta aumentare una tariffa o una imposta per rimanere in equilibrio e mantenere le rendite interne di posizione. Se il Governo ha bisogno di dieci miliardi per evitare il prossimo innalzamento dell’Iva ordinaria, mandi i propri parlamentari di territorio a chiedere a imprese e maestranze come e dove procedere, altrimenti ci ritroveremo fra un anno esatto a tirare somme ancora più negative delle attuali, e a constatare come di imprenditori e di famiglie in difficoltà ci si ricordi solo e sempre all’atto di recapitare cartelle esattoriali“.