Il tartufo “d’oro” del turismo piemontese

0
373

 Quest’anno si aspetta il boom di presenze alla Fiera vista l’ottima annata dovuta alle piogge

 Lunedì 29 settembre 2014 – 16.25

Il raccolto di quest’anno, in termini di tartufo, è stato di qualità, è stato superiore alla media degli ultimi anni. Per questa ragione, si pensa che l’84 Fiera del Tartufo bianco d’Alba di quest’anno riuscirà ad attirare tantissimi appassionati, grazie anche all’importante riconoscimento Unesco, che ha avuto già delle ricadute positive sul territorio, come ha avuto nei giorni scorsi modo di ricordare anche Luigi Barbero, presidente dell’Ente Turismo Alba Bra Langhe e Roero.

Se il bilancio dell’anno scorso è stato di oltre 400mila presenze, la maggior parte stranieri, con una spesa media sul territorio, per ciascun giorno di permanenza,  che varia tra i 100 e i 180 euro, il merito è di sicuro del tartufo bianco d’Alba, di cui il 21 settembre si è aperta la nuova stagione di raccolta.

 

Il tartufo rientra tra i beni preziosi, non solo per il suo prezzo, ma perché riesce ad essere da traino per un indotto turistico enorme, secondo una recente statistica diffusa dal Sole24ore “per ogni euro speso in una grattata di tartufo in un ristorante la ricaduta è pari a 20 euro“.

 

In questi primi giorni le quotazioni medie sono intorno ai 200 euro l’etto: “cifre da “fine stagione” se rapportate al boom di certi anni, come il 2012, quando quasi mai si è scesi sotto i 500 euro l’etto”, commenta Mauro Carbone, direttore del centro nazionale studi sul tartufo, che evidenzia anche come questo consenta agli appassionati di degustare in loco il pregiato prodotto, perché si risparmia più a mangiarlo in Piemonte che non in un costoso ristorante newyorkese.

 

In tutto questo non mancano certo le battaglie a livello europeo, condotte recentemente dalla commissione Agricoltura all’Europarlamento, con in testa Alberto Cirio, che ha ribadito nei giorni scorsi da Bruxelles come sia assurdo che:  “Il tartufo non è inserito, in Italia, nell’elenco dei prodotti agricoli. Questo comporta non solo un grave problema di disparità di trattamento fiscale, anche rispetto ad altri Paesi europei e una penalizzazione generale del comparto. Ma soprattutto preclude al nostro territorio la possibilità di ottenere fondi per la tutela delle aree boschive“.

 

Redazione

 

(foto Stefania Spadoni)