Riforma della scuola: “Ci vuole più coraggio”

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Teresio Fraire, preside della Scuola Salesiana di Bra: “Perché non guardiamo alle buone prassi di molti paesi d’Europa e del mondo, che hanno scuole efficienti perché formano giovani competenti?”

Lunedì 15 settembre 2014 – 17.00

Riceviamo e pubblichiamo: “Quante riforme nella storia della scuola italiana. Nate tutte con grandi speranze, calate nella realtà si sono rivelate insufficienti. Primo perché la scuola è strettamente collegata con l’educazione e questa ha dinamismi propri che sfuggono a qualunque riforma.

Secondo perché la proposta dell’attuale governo non incide in profondità sulle fondamenta del sistema scuola, ma tocca aspetti ancora marginali, anche se utili e positivi. Il rischio è quello di mettere delle pezze su una struttura ingessata, perpetuandone le carenze.

 

Perché non guardiamo alle buone prassi di molti paesi d’Europa e del mondo, che hanno scuole efficienti perché formano giovani competenti (vedi classifiche Ocse…)? Questo è lo scopo primario della scuola. Qui la scuola poggia su due pilastri fondamentali, che sono l’autonomia e la parità effettive, grazie ai quali, sostengono esperti internazionali, la scuola raggiunge meglio la sua finalità. Diversamente le riforme continueranno ad essere inincidenti. Non basta investire, bisogna investire bene. E in tempo di crisi questo diventa un obbligo morale. Certo occorre molto coraggio, che però è richiesto dalla situazione di crisi attuale e dalla presenza di un governo che giustamente vuole essere riformatore.

 

Quali gli effetti di una riforma basata sull’autonomia e sulla parità?
    •    Miglioramento di tutto il sistema scolastico: statale e paritario,
    •    ottimizzazione e addirittura riduzione della spesa con i costi standard, mentre ora i costi per alunno variano dai 3000 euro di molte scuole paritarie ai 6000 euro delle scuole statali,
    •    libertà di scelta educativa da parte delle famiglie: è un loro diritto fondamentale sancito anche dall’art.30 della Costituzione
    •    allineamento con il resto dell’Europa: solo la Grecia ha un’impostazione centralizzata e quasi monopolistica come noi.

 

Giova precisare che pubblico non è sinonimo di statale. Basta con la contrapposizione scuola statale – scuola paritaria, frutto di interessi corporativi e di un’ideologia superata dalla realtà e dalla storia. Occorre valorizzare tutte le energie educative, non solo dello Stato, ma anche della società civile, come avviene positivamente in molti campi. Lo Stato ha un ruolo insostituibile, ma è saggio se sa valorizzare le risorse della società civile, a partire dalla famiglia, che detiene la titolarità  educativa.
Perché in Italia anche solo parlare di autonomia e soprattutto di parità continua ed essere un tabù?

 

Prof. Teresio Fraire”