Per la questura di Cuneo è una “ciarlatana”. Ma non per il Tar del Piemonte

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Nel’attività di assistenza di una donna cuneese, non ci sono “pratiche magiche o superstiziose”

Lunedì 7 luglio 2014 – 9.45

“Chi si spaccia per quello che non è, chi cerca il proprio guadagno dandola ad intendere, impostore, gabbamondo”. E’ la definizione del Treccani per “ciarlatano”.

Che è pure l’accusa mossa ad una donna della provincia di Cuneo, la quale si è sempre difesa dicendo di offrire aiuto e conforto, con riti di preghiera, a chiunque glielo chieda, “animata da sensibilità religiosa”. Ma per la questura di Cuneo, è una ciarlatana e in quanto tale, deve interrompere l’attività di assitenza.

 

Lei, Caterina B, dopo aver incassato il divieto, non si è arresa: si è rivolta al Tar regionale del Piemonte che le ha dato ragione, non ravvisando nei suoi interventi pratiche magiche o superstiziose.

 

Redazione