Fruitgas: l’energia del frutteto

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lo Staff di FRUITGASGiornata di Studio: esempio di filiera per la produzione di energia rinnovabile da residui di potatura dei frutteti”, ospitata in Confcooperative Cuneo

Giovedì 13 marzo – 15.00

Grande interesse, ricca partecipazione e approfondimenti inediti legati alla ricerca eco-agro-ambientale sono gli elementi che hanno contraddistinto il decorso della Giornata di Studio dal titolo “FRUITGAS – L’ENERGIA DEL FRUTTETO: esempio di filiera per la produzione di energia rinnovabile da residui di potatura dei frutteti”, ospitata ieri nella sede di Confcooperative Cuneo (mattino – sessione divulgativa) e successivamente nell’azienda Agrindustria (pomeriggio – sessione dimostrativa) per la visita guidata agli stoccaggi di biomassa e all’impianto di pirogassificazione.

 

 

Dopo il saluto del leader della cooperazione cuneese Domenico Paschetta (presidente di Confcooperative Cuneo e Piemonte, oltre che di Ortofruit Italia), si sono succeduti gli interventi del Prof. Prof. Paolo Balsari (DISAFA, Sez. Meccanica – Coordinatore del progetto “Fruitgas”), del Prof. Carlo Grignani (DISAFA, Sez. Agronomia – Responsabile Scientifico del progetto “Fruitgas”), di Marco Manzone e Marco Grella (entrambi DISAFA, Sez. Meccanica), di Giuseppe Tecco (Responsabile U.O. Agrindustria), di Daniele Brunetti e Michele Olmo (in rappresentanza delle rispettive aziende agricole coinvolte nel protocollo sperimentale del progetto).

 

E’ stato inoltre presentata una breve “demo” in modalità video, che documenta sinteticamente le diverse fasi operative previste da questa filiera d’innovazione eco-sostenibile, scaricabile al link seguente (Ortofruit Channel): http://www.youtube.com/watch?v=JYQfq373tOc&feature=youtu.be
 
La Giornata di Studio rientra nel progetto “Fruitgas”, cofinanziato dall’Unione Europea mediante il FEASR-Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (PSR 2007-2013, Misura 124, Azione 1), che annovera nel partenariato il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, la Regione Piemonte  – qui rappresentata da Alberto Turletti del Settore Servizi di Sviluppo Agricolo – il DISAFA-Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino (capofila di progetto), insieme all’azienda Agrindustria di Cuneo, all’Organizzazione di Produttori Ortofruit Italia di Saluzzo, alle aziende agricole Brunetti Paolo di Verzuolo e Olmo Michele di Costigliole Saluzzo.  
Tra i numerosi intervenuti, anche gli studenti della classe II-Agrario dell’IIS “Virginio-Donadio” di Cuneo, accompagnati dal Dirigente Scolastico Claudio Dutto e da alcuni docenti incaricati.

 

A seguire, alcuni focus tematici di illustrazione del progetto “Fruitgas”.

PERCHE’ NASCE “FRUITGAS”? 
La contestualizzazione del progetto
Dal punto di vista agricolo, la Provincia di Cuneo (interessata dal progetto) vanta un areale principalmente frutticolo. Tutte le colture presenti sono caratterizzate da una costante e significativa produzione di biomassa secondaria derivante da tagli di potatura. Secondo l’ANPA-Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, si stima che la quantità di scarti per le colture arboree sia compresa tra il 10 e il 40% rispetto alla quantità di prodotto utile (la frutta raccolta). Il deficit emerge da un dato conseguenziale: quasi mai, questa importante massa vegetale viene reimpiegata in agricoltura, o utilizzata a scopo energetico; generalmente essa viene smaltita attraverso la trinciatura in campo o, occasionalmente, con la bruciatura in grossi falò, che comporta problemi di sicurezza, nonché ricadute negative in termini ambientali e di fertilità dei suoli (sebbene questa pratica sia in contrasto con il Testo Unico Ambientale in materia di rifiuti agricoli ed emissioni in atmosfera, oltre che con gli orientamenti della PAC-Politica Agricola Comune). Il ricorso a queste pratiche evidenzia tuttavia la difficoltà connessa alla gestione di un’ingente quantità di materiale, che spesso è d’intralcio allo svolgimento di altre operazioni nel frutteto; pertanto, viene vissuto e trattato come peso inerme e improduttivo.

 

IL “MISTERO” DELLA GASSIFICAZIONE
 Da un limite, un’opportunità
La gassificazione è un metodo per ottenere energia da differenti tipi di materiali organici e trova anche applicazione nel trattamento termico dei rifiuti e delle biomasse di scarto provenienti dalle attività agricole. Attraverso di essa, il combustibile (quale il carbone, il petrolio, o le biomasse) viene convertito in un gas di sintesi (syngas), che può essere a sua volta bruciato direttamente in motori a combustione interna, oppure utilizzato per produrre metanolo o idrogeno, o ancora convertito in combustibile sintetico. Trattandosi di un processo energetico con bilancio nullo del carbonio, la gassificazione delle biomasse agricole permette la produzione di un gas molto pulito, pertanto ecosostenibile. Anche altre tecnologie che producono biogas e biodiesel presentano un bilancio neutro del carbonio, ma la gassificazione può utilizzare una più ampia varietà di materie prime, pertanto è in grado di produrre una più ampia varietà di combustibili, risultando un metodo estremamente efficiente. Inoltre, essa porta all’ottenimento di un sottoprodotto, la biocarbonella vegetale (biochar) che – una volta stoccata nel suolo – può produrre un aumento del carbonio del suolo. Ne conviene che la gassificazione della biomassa è una delle tecnologie più versatili ed economiche, quindi la diffusione di gassificatori potrebbe essere una strategia sostenibile per la valorizzazione di biomasse di scarto per la produzione di energie rinnovabili. Tuttavia, ad oggi sono pochi gli impianti che producono combustibili sintetici da gassificazione, ed utilizzano principalmente il carbone come materia prima.

 

“FRUITGAS”: OBIETTIVO ENERGIA E SOSTENIBILITA’ 
Filiera “test” per la produzione di energia rinnovabile da residui di potatura e materiale espiantato
Il progetto mira alla creazione di un esempio di filiera per la produzione di energia rinnovabile dai residui di potatura delle principali colture frutticole dell’areale cuneese, con particolare riferimento a pesco, melo e kiwi (sui quali è stata condotta la prima tranche della sperimentazione). In parallelo, il progetto intende stimolare un processo che sia in grado, da un lato, di semplificare la gestione del materiale vegetale per l’azienda frutticola, dall’altro, di assicurare un mantenimento della fertilità del suolo attraverso il ritorno al terreno del biochar; infine, mira anche a una valutazione finale dell’utilizzo di espianti ottenuti da colture frutticole.

 

DOVE STA L’INNOVAZIONE? 
Primo esempio “piemontese” di filiera per la produzione di energia rinnovabile da residui di potatura
A differenza degli impianti di produzione di biogas esistenti sul territorio regionale (che producono energia da biomasse agricole), tale processo condurrà alla produzione di un sottoprodotto, il biochar, valorizzabile in agricoltura grazie alle sue caratteristiche di grande stabilità chimico-fisica. In prospettiva, inoltre, tale filiera è in grado di permettere un utilizzo sicuro dei residui di potatura dal punto di vista fitosanitario, anche in presenza di patogeni (alle elevate temperature, i virus non sopravvivono), con effetti di contenimento: una valida alternativa alla bruciatura in campo dei residui colturali potenzialmente infetti (es. batteriosi del kiwi), oltre a un mantenimento – o incremento – del contenuto di sostanza organica del suolo.
ENERGIA CHE ALIMENTA LA COMPETITIVITA’ DEL SETTORE
L’impatto potenziale del progetto sul sistema economico locale
Oltre a rappresentare una grande innovazione tecnologica ed ecosostenibile, questa ricerca sperimentale può fornire al territorio piemontese una grande opportunità di sviluppo della filiera frutticola, con la valorizzazione dei materiali vegetali di risulta; ma anche con un interessante indotto occupazionale,  grazie all’esigenza di creare figure professionali qualificate per la gestione del cantiere di raccolta dei residui di potatura. Inoltre – se le attese sulle potenzialità fertilizzanti del biochar saranno confermate – si potrà aprire uno scenario molto promettente riguardo alla produzione di un concime, o ammendante organico, caratterizzato da una maggiore stabilità della frazione organica (rispetto ai tradizionali fertilizzanti come compost e letame), pertanto con margini di risparmio significativi per le aziende produttrici. D’altronde, proprio le potenzialità agronomiche e le performance ambientali del biochar (compresa l’origine esclusivamente vegetale), in Francia hanno reso possibile la sua registrazione nell’elenco dei concimi ammessi in agricoltura biologica. Circoscritta alla batteriosi del kiwi, questo test di filiera consentirà di attuare tutte buone prassi previste in ambito fitosanitario in tutte le fasi di gestione degli scarti dell’actinidia.

 

L’ATS DI PROGETTO (da ottobre 2012 a ottobre 2014 – progetto in corso d’opera)
 Una forma di cooperazione a progetto tra sei attori del mondo scientifico, produttivo e industriale
Il progetto – cofinanziato dall’Unione Europea mediante il FEASR-Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (PSR 2007-2013, Misura 124, Azione 1), annovera nel Partenariato verticale il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e la Regione Piemonte. Uno degli obiettivi specifici della Misura 124 (PSR 2007-2013) è quello di promuovere e aumentare il livello di integrazione tra i  produttori primari e i diversi operatori della filiera, attraverso la creazione di forme organizzate di cooperazione finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi e tecnologie, oltre che a migliorare – attraverso un approccio innovativo ed integrato – la qualità della produzione e la competitività del settore agro-alimentare. Il Partenariato è costituito da sei soggetti, che svolgeranno ruoli tra loro complementari, fornendo le proprie competenze specifiche, che culmina unendo in uno sforzo comune due aziende agricole, un’impresa di trasformazione di prodotti agricoli, due gruppi di ricerca e una delle principali OP-Organizzazioni di Produttori ortofrutticoli del Piemonte: il capofila DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari), OP Ortofruit Italia (Saluzzo), Agrindustria (Cuneo), Az. Brunetti Paolo (Verzuolo) e Az. Olmo Michele (Costigliole Saluzzo). A tale scopo, i sei Partner del progetto hanno preso parte alla costituzione di una forma organizzata di cooperazione ATS-Associazione Temporanea di Scopo legata al progetto. Al Prof. Paolo Balsari e al Prof. Carlo Grignani, vanno rispettivamente il Coordinamento e la Responsabilità Scientifica del progetto.

 

UN PROGETTO PILOTA “STEP-BY-STEP”
 Una rete di competenze a servizio della filiera
A livello procedurale, il DISAFA dell’Università di Torino metteranno a disposizione degli operatori tecnici di Agrindustria, delle due aziende agricole e di Ortofruit Italia le proprie competenze tecnico-scientifiche per la definizione di un adeguato protocollo sperimentale, nonché per la gestione del progetto e la conseguente elaborazione dei dati. Agrindustria – fornendo le sue esperienze in campo industriale e mettendo a disposizione di tutto il gruppo di lavoro il proprio impianto di produzione di energia e il biochar prodotto – guiderà i tecnici coinvolti nella realizzazione di un progetto pilota e dimostrativo, che potrà godere di una notevole ricaduta sul territorio piemontese. A sua volta, il personale di Ortofruit Italia, come delle due aziende agricole coinvolte, assisterà i tecnici nelle prove in campo mettendo loro a disposizione la conoscenza del territorio e delle sue realtà produttive, oltre che parte della propria superficie aziendale. 
Il tutto in costante relazione con i tecnici del Settore Fitosanitario Regionale.

 

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Foto: (da sx) Prof. Carlo Grignani (DISAFA), Prof. Paolo Balsari (DISAFA), Laura Petruzzelli (DISAFA), Giuseppe Tecco (Agrindustria), Marco Grella (DISAFA), Daniele Brunetti (Az. agricola Brunetti), Michele Olmo (Az. agricola Olmo), Fabrizio Gioelli (DISAFA)