Cuneo: parto nella nuova Sala Ibrida

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equipe inaudi-grossoAl Punto nascita del S. Croce il felice esito di una gravidanza difficile

Martedì 11 marzo – 13.15

Francesca ha 46 anni e aspetta una bambina: è alla trentaquattresima settimana di gravidanza. Insieme alla gioia dell’imminente maternità ci sono le preoccupazioni legate a una condizione ereditaria caratterizzata da alterazioni ossee e difetto della coagulazione. Dalla diagnosi prenatale risulta che la figlia è sana, ma il parto si annuncia problematico.

 

I medici non possono non nutrire qualche preoccupazione: l’anomalia ossea del bacino di Francesca impone di sottoporla a taglio cesareo, dopo che già ne ha subiti due in occasione di precedenti gravidanze; inoltre le viene diagnosticata una placenta previa centrale con cotiledone succenturiato: in tali condizioni, quasi sicuramente si dovrà procedere ad una isterectomia post partum.
Oltre a ciò, le condizioni della coagulazione determinano un altissimo rischio di emorragia, che è la più frequente causa di mortalità materna durante il parto.

 

L’équipe di Ostetricia e di Neonatologia coordinata dal ginecologo dr. Bruno Inaudi e l’équipe di Angiografia coordinata dal radiologo dr. Maurizio Grosso decidono così, con la collaborazione di rianimatori e cardioanestesisti, di utilizzare, in occasione del parto, la nuova sala operatoria ibrida dell’Ospedale Santa Croce, normalmente utilizzata dai chirurghi cardiovascolari. Si riunisce così uno staff multidisciplinare di professionisti che, senza trasferimento della paziente, effettua in successioni un taglio cesareo, una procedura angiografica di occlusione intraoperatoria dei vasi sanguigni dell’utero e infine l’isterectomia. Tale approccio multidisciplinare si dimostra efficace nel consentire la nascita in sicurezza della bambina, che pesa 2 chili e 250 grammi.  È il 21 febbraio.

 

Il giorno successivo, nella stessa sala, Francesca viene sottoposta a secondo intervento, per arrestare un’emorragia a cui le difficili condizioni cliniche l’hanno esposta.
La vicenda si chiude così al meglio, ma non è semplicemente l’avventura di una madre fortunata.
È invece la storia di una comunità che ha saputo investire e difendere la propria Azienda Ospedaliera e che, insieme a tecnologie e professionalità d’avanguardia, può contare, anche in tempo di crisi, sulle potenzialità di un Punto nascita che, sotto la direzione di Eugenio Volpi, può far fronte a gravi condizioni di rischio materno fetale con un’efficacia che altrove sarebbe impensabile.

 

Come dimostrano storie come quella di Francesca, gli investimenti fatti sul fronte della salvaguardia della vita umana vengono ripagati ogni giorno.

 

cs