Manassero e Scavino a sostegno dei quattro referendum: “Stop all’austerità, sì alla crescita, sì all’Europa del lavoro e di un nuovo sviluppo”

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Obiettivo: raccogliere 500mila firme entro il 30 settembre

Domenica 31 agosto 2014 – 11.00

Riceviamo e pubblico: “Assumiamo con convinzione l’appello del comitato promotore dei quattro referendum «Stop all’austerità, sì alla crescita, sì all’Europa del lavoro e di un nuovo sviluppo» per raccogliere 500 mila firme entro il 30 settembre e convocare nel 2015 una consultazione popolare che depotenzi in maniera significativa il Fiscal compact.

Il «pilota automatico» obbligherà l’Italia a tagliare il debito pubblico dal 133% al 60% a partire dal 2016 fino al 2036, una lista di impegni che ha raffinato il Patto di stabilità e crescita e prescrive, pur non avendo il rango di trattato, una rigida tabella di marcia per gli stati che hanno i conti in disordine: su tutto è previsto il pareggio di bilancio in Costituzione, con l’obbligo di non superare la soglia del deficit strumentale oltre lo 0,5% del Pil e la riduzione del rapporto tra debito e Pil di un ventesimo l’anno, per la parte eccedente il 60% del Pil, caso in cui rientra l’Italia.

E’ chiaro a tutti, in primis ai promotori dei referendum, che le suddette condizioni fondate sull’ideologia dell’austerità stanno soffocando ogni possibilità di ripresa condannando irreversibilmente il nostro paese al declino,  insieme a tutta l’Europa meridionale.

 

Per questo, a partire dal nostro partito, il PD,  lanciamo l’invito a tutti i democratici a sostenere questa iniziativa utile ad aprire un dibattito anche  autocritico rispetto a scelte pregresse, rompendo la gabbia dell’austerità e rilanciando la logica di una nuova e auspicabile crescita.

 

Patrizia Manassero – Senatrice PD    

Massimo Scavino – Direzione PD Piemonte

 

I 4 QUESITI SCHEDA TECNICA.

L’abrogazione delle singole disposizioni, ognuna riferita ai quattro quesiti, avrà le seguenti conseguenze:

Quesito 1) attuando il principio costituzionale dell’equilibrio dei bilanci pubblici, il Governo e il Parlamento non potranno stabilire obiettivi di bilancio più gravosi di quelli definiti in sede europea. In particolare, con il referendum vengono abrogate quelle parti di due disposizioni che – precisando, per ben due volte, “almeno” – consentono di andare al di là degli obiettivi di bilancio stabiliti dall’Unione.       


(“Volete voi che siano abrogati l’art. 3, comma 3, limitatamente alla parola: “almeno”, e l’art. 3, comma 5, lettera a) , limitatamente alla parola: “almeno”, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?”).

 

Quesito 2) il principio costituzionale di equilibrio dei bilanci pubblici non sarà più inteso come automatica e meccanica applicazione di un obiettivo stabilito dall’Unione europea, fra l’altro con modalità poco trasparenti. Con il referendum si abroga la disposizione che prevede l’esatta “corrispondenza” tra il principio costituzionale di bilancio e il cosiddetto “obiettivo a medio termine” stabilito in sede europea. Le normative europee, va aggiunto, non impongono la rigida e assoluta coincidenza degli obiettivi di bilancio nazionale con l’”obiettivo a medio termine”; ben diversamente, si prevedono condizioni di flessibilità che, con il referendum abrogativo, si intendono compiutamente ripristinare ed applicare.

(“Volete voi che sia abrogato l’art. 3, comma 2 (“2. L’equilibrio dei bilanci corrisponde all’obiettivo a medio termine.”) della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?”).

 

Quesito 3) l’Italia potrà ricorrere all’indebitamento per realizzare operazioni relative alle partite finanziarie anche se non si verificano gli specifici eventi di carattere straordinario previsti dalla legge. Con il referendum si intende abrogare la norma che limita il ricorso all’indebitamento per realizzare operazioni finanziarie ai soli casi eccezionali stabiliti dalla legge, limite che non scaturisce dalla Costituzione, né è imposto da impegni europei. Abrogando questo limite, si consentirà al nostro Paese di contrastare gli effetti del ciclo economico negativo con un maggior ventaglio di strumenti di politica economica e industriale.
(“Volete voi che sia abrogato l’art. 4, comma 4 (“4. Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 6, comma 6, non è consentito il ricorso all’indebitamento per realizzare operazioni relative alle partite finanziarie.”) della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?”).

 

Quesito 4) l’attivazione obbligatoria e automatica del cosiddetto “meccanismo di correzione” delle politiche di finanza pubblica (meccanismo che, per intenderci, imporrà nuove tasse o riduzione delle spese pubbliche se non sarà raggiunto l’obiettivo di bilancio) avverrà soltanto quando previsto dall’Unione europea, e non anche quando imposto da trattati internazionali. Con il referendum si intende abrogare quella parte della legge che impone l’attivazione del meccanismo di correzione quando si determina uno scostamento considerato “significativo” anche sulla base di trattati internazionali.
(“Volete voi che sia abrogato l’art. 8, comma 1, limitatamente alle parole: “e dagli accordi internazionali in materia”, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?”)

 

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