Il revellese Gian Luca Gasca racconta a Torino i suoi 54 giorni nel cuore delle Alpi

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Un lungo viaggio nel cuore delle Alpi per vederle prima che cambino del tutto: è la storia di Gian Luca Gasca, scritta dopo 2000 chilometri passati su treni e pullman dal Friuli alla Liguria.

 

 

In 54 giorni ha attraversato le montagne in cui la Storia sembra essersi ritirata lasciando gli uomini e le terre abbandonati a sé stessi. Nella sua lunga esplorazione ha letto i segni dello spopolamento, della Grande Guerra, della corsa alla conquista delle vette, del turismo di massa, e di piccoli e grandi episodi che hanno segnato irrimediabilmente i luoghi e le persone.

 

Lungo la strada si è fermato nei luoghi significativi per la storia, la cultura e l’economia delle Alpi, e ha interrogato i testimoni del cambiamento e gli abitanti che lo stanno vivendo giorno per giorno. Nei loro racconti si legge la reazione della gente al tempo che passa, e il significato di vivere in montagna oggi, quando la montagna viene considerata un territorio marginale. Si intuisce il ricordo tenace di un mondo passato che non tornerà, ma che inesorabilmente si trova affacciato a una modernità di cui non si intuisce ancora la portata del cambiamento.

L’autore tiene a precisare che non si tratta di un’impresa. Non ha percorso le Alpi a piedi, ma come potrebbero farlo i suoi abitanti: principalmente con i mezzi pubblici. Difficile ma non impossibile. Non un viaggio lento per principio, ma un viaggio reale, che si scontra con i problemi concreti del trasporto pubblico nelle aree marginali.

 

«In due mesi di viaggio ho capito che a frenarci è più che altro l’idea che muovendoci con i mezzi ci manchi la libertà, l’autonomia di andare dove vogliamo e quando vogliamo. Questa idea deve cambiare per la salute delle nostre montagne, che per accogliere le auto continuano ad essere spianate e asfaltate. Andiamo in montagna in macchina cercando l’”aria fresca” ma molto spesso quella che respiriamo è la stessa che troviamo in città, marcia di inquinanti che soffocano la natura».

 

L’alpinismo
Durante tutto il libro è sempre presente la montagna delle grandi imprese sportive, della rincorsa alla conquista delle vette ancora inviolate. Dalla prima ascesa del Cervino, ad opera di un ambizioso nobile inglese, alle grandi imprese di Walter Bonatti e di Emilio Comici, fino a quella Grande Guerra che vide molti alpinisti impegnati su fronti opposti come guide dell’esercito.

 

La diga di Vajont
Una tragedia mai dimenticata che fa riflettere ed emoziona ogni volta che viene narrata. Attraversando i luoghi che nel 1963 vennero spazzati via dell’acqua, Gian Luca Gasca si ferma ad ascoltare i testimoni. Senza retorica il racconto dei sopravvissuti ci restituisce le dimensioni umane di quella catastrofe, e unite alla ricostruzione storica che ne fa l’autore ci fanno riflettere sulle conseguenze dell’ambizione sfrenata.

 

Cave del Predil
La storia quasi dimenticata di un paesino minerario al confine con la Slovenia, il cui nome è legato alla storia delle gallerie scavate per estrarre piombo e zinco. Nel 1910 l’ospedale venne risucchiato dalla terra a causa del cedimento di alcuni cunicoli. Un’altra galleria, quella di Bretto, fu fondamentale per spostare i soldati e gli armamenti che sconfissero l’Italia a Caporetto.

 

Da alpinisti a soldati
Fu la sorte volontaria di molti sportivi che nel 1914 fecero scelte patriottiche. È la storia di Sepp Innerkofler, guida delle Dolomiti, ucciso mentre conduceva l’esercito austro-ungarico sulla cime del Monte Paterno. E di Julius Kugy, padre dell’alpinismo moderno nelle Alpi Giulie, che fermò i fucili delle truppe che guidava per salvare un amico alpinista, schierato sul fronte italiano.

 

Con questo libro Gian Luca Gasca ci porta alla conoscenza di tante piccole-grandi storie che fanno parte del bagaglio di queste terre. Luoghi che hanno molto da raccontare, ma che molto spesso hanno accettato di subire l’oblio a cui la modernità li ha costretti.

 

Il libro vuole essere un punto di partenza: ricordare il passato per costruire il presente. Con una speranza per il futuro: la lenta migrazione di giovani verso le alte valli che hanno mantenuto la propria identità montana.

 

La collana
La collana Diari di Viaggio raccoglie le esperienze di viaggiatori non convenzionali. Il lettore li segue nei loro spostamenti, e insieme a loro scopre un punto di vista inedito sul mondo. Il mio Cammino (Nilo Marocchino 2010), Come rinasce un viaggiatore (Carlo Centanni 2012), Armenia (Marocchino 2012) e Sulla via di San Francesco (Marocchino 2014), Kenya: gli occhi sull’Africa (Centanni 2016).