Graduation Day 2017 all’UNISG di Pollenzo con Emma Bonino, Stefano Boeri, Lucrezia Reichlin, S.E. Marco Brunetti

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Si è svolta venerdì 10 marzo, in una calda giornata di sole primaverile, la sesta edizione del Graduation Day dell’Università di Pollenzo.

I 56 neo dottori dell’ateneo pollentino – provenienti da 11 regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna) e da Svizzera, Germania, Danimarca, Brasile, Australia – hanno discusso le loro tesi e ricevuto il diploma di laurea dalle mani del rettore prof. Piercarlo Grimaldi nella neogotica chiesa di San Vittore.
Gli ospiti d’onore l’esponente politica internazionale Emma Bonino, l’economista Lucrezia Reichlin, l’architetto urbanista e politico Stefano Boeri, e il vescovo di Alba S.E. Mons. Marco Brunetti hanno partecipato alla cerimonia incolonnandosi nel lungo corteo partito dal cortile dell’Agenzia e diretto verso la parrocchiale di Pollenzo, insieme a studenti, docenti, al rettore Piercarlo Grimaldi e il presidente dell’Università Carlo Petrini.
Nella Chiesa di San Vittore sono avvenute le proclamazioni e gli ospiti sono intervenuti portando le loro testimonianze, legate al percorso di studi e al ricordo personale della loro laurea.

 

Il rettore Piercarlo Grimaldi ha aperto la giornata: “Il Graduation Day è il momento più rappresentativo del calendario accademico: si tratta di un momento ritualmente importante perché sancisce il realizzarsi di una promessa che vi ha portati qui da paesi lontani, per studiare la filosofia del ‘buono pulito e giusto’. Questi sono concetti che costituiscono la base del nostro linguaggio accademico: in queste stagioni pollentine avete conosciuto il senso del nostro linguaggio e siete diventanti parte integrante del nostro percorso nelle scienze gastronomiche. Ora voi ricevete come ‘controdono’ strumenti e idee per un nuovo percorso. La promessa che ha alimentato la nostra comune missione accademica è stata rispettata. Voi porterete nel mondo del lavoro la coscienza e la conoscenza del cibo. Cari studenti, termina il vostro percorso, ma con la consapevolezza che Pollenzo sarà sempre il luogo in cui tornare”.
Grimaldi ha quindi introdotto gli ospiti e le loro esperienze.

Stefano Boeri: “Questo è un luogo che genera alchimia inaspettata tra attenzione alle regole e la follia creativa: qui mi sento a casa. In realtà dovrei raccontarvi della mia laurea, ma io ricordo meglio quello che è successo prima della laurea, nel dicembre 1980. All’epoca si stampava ancora con stampanti rudimentali, con tempi lunghissimi. Quando sono riuscito a concludere, ho preso la mia vespa e mi sono precipitato verso il Politecnico per consegnare la tesi: ho preso qualche senso unico, e giunto quasi a Città Studi, fui fermato da un vigile. Gli dissi di farmi la multa, ma di lasciarmi andare e lui inflessibile mi chiese la patente. Quando gli dissi che dovevo laureami in architettura, si sciolse perché aveva fatto architettura e mi lasciò proseguire.
Ho imparato in quel momento l’imprevedibilità e la leggerezza che hanno i titoli formativi. Oggi vi laureate e avrete un ruolo formale nella società, ma poi le vite e le traiettorie sono imprevedibili. Quindi vorrei fare l’elogio dell’ossessione: sappiate che conviene coltivare le proprie ossessioni. E infine, per quanto noi dobbiamo cercare dei traguardi, lasciate sempre spazio nella vita per andare in senso inverso, per prendere i sensi unici dalla parte sbagliata perché così si imparano delle cose che altrimenti non vedremmo mai”.

 

Un ritorno a casa è stato quello per Emma Bonino, che proprio ieri ha compiuto gli anni e festeggerà stasera in famiglia a Bra.
“La vita è veramente bizzarra. Pensate per una laica come me, per non dire altro, oggi avevo in alternativa due funzioni in chiesa: una con voi, promessa a Carlin e l’altra tra qualche ora alla Chiesa Misericordiosa a Milano che apre le porte a Dj Fabo, e le apre con una misericordia non sempre usuale. Ero molto indecisa e poi ho pensato che molti compagni di lotta sarebbero andati a Milano, e quindi potevo permettermi una giornata con voi e con la mia famiglia, con cui festeggiare i miei 69 anni. Per voi ho tre messaggi.

 

Il primo è che io il giorno della laurea non me lo ricordo, mi spiace. Ho cercato, ho scartabellato, ho trovato la mia tesi di laurea su Malcom X, ma non il diploma di laurea. Quando ero Commissaria Europea il rettore gentilmente mi mandò la fotocopia della laurea. Ricordo che ero tutta caruccia e avevo un bel vestito di Ken Scott. In compenso ricordo bene gli anni precedenti al pensionato: erano gli anni 70 ed era diviso tra maschi e femmine, e tutti scavalcavano di notte per andare dall’altra parte.
Mi è sempre piaciuto studiare, in particolare devo dire grazie a due professoresse del liceo di Bra, quelle di latino e greco. Con loro ho imparato a amare lo studio, perché mi hanno dato un metodo che ancora applico. Studiare mi è piaciuto sempre e lo faccio ancora con grande gioia. Per questo sappiate che non è finita qui, da domani dovete ricominciare a studiare. Lo studio è permanente, è per tutta la vita. Vedete di combinare sempre il mondo del lavoro con un continuo studio e attenzione a come gira il mondo. Non archiviate i libri, compratene dei nuovi. Ricordate che solo lo studio e la conoscenza vi danno la forza di resistere a tante stupidaggini e fake news sui temi più importanti di oggi. L’unico modo per resistere alla demagogia, ai populismi e al razzismo è sapere di che cosa si parla e questo vuol dire continuare a studiare”.

 

Il vescovo di Alba S. E. Marco Brunetti: “La mia esperienza di laureato è un po’ particolare. Ho studiato teologia a Torino, ma per noi uomini di chiesa non esiste tanto il giorno del traguardo della fine degli studi, quanto piuttosto è importante il momento dell’ordinazione sacerdotale.

Ma un messaggio mi ha accompagnato nel percorso di studi. Il cardinale Ballestrero ci disse ‘Sappiate che un tempo erano tre le professione fondamentali, e si chiamavano professioni perché si emetteva un giuramento: quelle del sacerdote, del giudice e del medico. La caratteristica di queste professioni era il fatto che facevano il giuramento e non avevano orari, si era sempre a disposizione’.
Poi, quest’uomo straordinario che è Papa Francesco mi ha chiesto di essere vescovo anche ad Alba. Fino ad allora il mio cammino di studi teologici aveva avuto una specializzazione nel mondo della salute: mi ero concentrato sui temi della sofferenza, dell’accompagnamento, della bioetica. Voglio però lasciarvi con questo messaggio: vivete il vostro impegno accademico come una scelta di vita e fate partecipi tutti del vostro servizio, abbiamo bisogno di persone che sappiano guardare al prossimo con occhi generosi e solidali. Siate dei dottori, ma a servizio del prossimo”.

 

L’economista Letizia Reichlin:” Sono molto contenta di essere qui, per me è un onore. Anche io non ricordo molto della mia laurea: è importante il fatto che la si celebri, ma alla mia epoca era diverso. Ho infatti iniziato l’università nel 1973, anno importante perché sancì la fine del miracolo economico e il rallentamento della crescita dell’Italia. Questo fu anche il periodo delle grandi fabbriche, ma non si pensava ancora a cosa voleva dire per la sostenibilità e per l’uomo. Io scelsi di andare a studiare a Modena, perché lì si apriva un corso di studi nuovo, la prima università di Economia e Commercio in cui si cercava un nuovo modello. Eravamo tutti molto motivati perché pensavamo che studiare l’economia servisse a cambiare il mondo. Anche voi lo pensate, credo sia giusto, ma il mondo è molto complicato. La mia idea a quei tempi era un po’ ingenua, ma è stata un principio guida. Anche noi in un’altra epoca parlavamo di giustizia, di distribuzione del reddito, e come voi che visitate i produttori, anche noi non stavamo solo in aula, ma andavamo in fabbrica a vedere come gli operai organizzavano il lavoro.

 

Dopo l’università sono andata a Milano e poi negli Stati Uniti: venivo da un’esperienza molto di sinistra e andare in America sembrava una cosa molto distante, ma non bisogna mai rimanere prigionieri delle proprie convinzioni, occorre sempre vedere altre cose. L’esperienza in America è stata molto importante: non sono più tornata. Qui ho imparato molte cose nuove, grazie all’esperienza dell’insegnamento e ho finalmente intrapreso la mia professione”.
Sono quindi intervenuti due neo laureati Camilla Cipriani, dall’Italia che ha affermato “Nel corso di laurea magistrale i miei compagni ed io proveniamo da storie e formazioni diverse, ma siamo accumunati da una visione olistica. Voglio ringraziare ognuno dei miei compagni di studi. Iniziamo oggi il nostro percorso nel mondo del lavoro, con l’augurio di portare in giro una nuova consapevolezza che questa università ci ha dato” e Matheus Esteves Sborgia Ferreira, dal Brasile: “Alle nostre famiglie voglio ricordare che, oltre a vedere dal vivo questa bellissima università, in questo luogo abbiamo potuto acquistare la conoscenza di molte cose e molti valori. Nella mia tesi dedicata alla fattoria di mio nonno in Brasile ho scritto che ai suoi tempi la scienza ha iniziato a cambiare la produzione in agricoltura. Con il passare degli anni anche il nostro paese si è sviluppato e abbiamo cambiato il nostro paesaggio. Oggi noi studenti viviamo le conseguenze di decisioni del passato. Dobbiamo ricordare che non siamo soli e che qui abbiamo connessioni. Cerchiamo dunque di cambiare il futuro delle prossime generazioni! Quindi facciamolo!”

 

Infine, come consuetudine, ha chiuso la giornata l’intervento del presidente dell’UNISG Carlo Petrini, che ha ricordato con un sorriso la sua storica amicizia con Emma Bonino, sottolineando gli anni giovanili della militanza, ma pure, con tono più serio, il costante impegno della sua compaesana nella battaglia per il diritto al cibo per tutti.
“Di tutte le sei cerimonie di laurea questa è quella in cui ho visto assegnare i voti più alti. Siete stati davvero bravi, questo è il risultato di un impegno di tre anni. Quest’anno, speriamo tra maggio e giugno, dovrebbe essere riconosciuta dallo stato italiano la classe di laurea in scienze gastronomiche. Lo stiamo attendendo da anni: si tratta di un risultato straordinario perché, se l’accademia riconosce dignità scientifica alle scienze gastronomiche come scienze olistiche, questo significa la validità della nostra logica nell’affrontare le tematiche sul cibo, una logica che rispetta la complessità”.

 

Rivolgendosi agli studenti, quindi, Petrini ha affermato: “Questo è merito anche vostro e degli oltre 2000 studenti che hanno già lasciato questa università, disseminati in più di 80 paesi nel mondo, portando questo messaggio. Ed è un orgoglio per tutto il nostro paese se questa classe di laurea nata a Pollenzo sarà riconosciuta nel mondo”.
Inoltre: “Qualsiasi lavoro facciate, fatelo nella coscienza di poter migliorare le condizioni di vita dei nostri fratelli in tutto il mondo. Se non c’è diritto al cibo, non c’è giustizia. Occorre essere a fianco dei più deboli. Non è ammissibile che si spendano 780 miliardi di dollari all’anno per armamenti, e non si trovino 30 miliardi di dollari per risolvere il problema della fame nel mondo. Fino a che ci sarà chi muore di fame, noi non avremo la coscienza a posto”.
E come ultimo monito e augurio ai laureati che lasciano questa sera Pollenzo “Vi lascio tre messaggi: restituire agli africani, non aiutare gli africani; quindi non educare, ma imparare dalle popolazioni indigene; non prendere, ma condividere”.

 

“Siate generosi – ha concluso Petrini – Pollenzo vi deve trasmettere l’orgoglio della generosità, per essere più felici. Indignatevi per le ingiustizie, appassionatevi, abbiate compassione per i più deboli. Coltiviamo la compassione: chi non ce l’ha, perde l’opportunità di stare bene al mondo e fare grandi alleanze. E infine, trasmettete le vostre idee con il sorriso, siate allegri”.