Nibali e Cervere: storia di un amore impossibile

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Martedì 29 luglio 2014 – ore 15.00 – È l’uomo del momento. Vincenzo Nibali, lo “squalo dello Stretto” ha vinto domenica il Tour de France numero 101, entrando nella storia del ciclismo italiano, come settimo abitante della penisola capace di tale impresa, nonché terzo negli ultimi cinquant’anni, dopo Felice Gimondi nel 1965 ed il sempre amato Marco Pantani nel 1998.

 

Di lui credevamo di sapere tutto, perchè ormai tutti parlano di lui. Dalla sua infanzia a Messina alle fatiche toscane, passando attraverso il suo amore per la moglie Rachele e la figlia Emma Vittoria e la passione per le automobiline. Ma nessuno, o comunque ben pochi, potevano sapere di un amore platonico scoccato nel maggio 2013, che ha legato Nibali a Cervere. Ebbene sì, a Cervere. Il piccolo comune, patria del porro, e il campione amato da molte persone sparse in tutto il mondo. Un amore impossibile, appunto, che solo i più appassionati del pedale possono già aver inteso. La scorsa primavera, infatti, l’ Enzo nazionale partecipò e vinse trionfalmente il Giro d’Italia, consacrandosi definitivamente nell’Olimpo dei grandi ciclisti tricolori. Un Giro che, tra le altre, annoverava la tappa Cervere-Bardonecchia e che quindi previde una mezza giornata di riposo nella piccola cittadina della Granda, in cui Nibali poté entrare a contatto con la popolazione locale, che ne restò affascinata.

 

Un amore a prima vista, quindi, come testimoniano le parole dell’allora sindaco Franco Graglia, ora consigliere regionale: “Ho avuto l’onore di conoscere Vincenzo Nibali da sindaco e grandissima è la gioia per questo suo più recente, storico successo, motivo d’orgoglio dell’Italia intera, che anche attraverso lo sport può rilanciarsi”. Eppure in quella tappa Vincenzo non vinse nemmeno: tentata la fuga sul Jafferau, fu ripreso, superato e battuto da un ottimo Mauro Santambrogio, chiudendo comunque secondo e rafforzando ad 1’26’’ il vantaggio sull’avversario di allora, il temibile Cadel Evans, e, di fatto, ipotecando la vittoria finale. Nulla di eccezionale, quindi, ma non per gli abitanti di Cervere, che vedono in quella fuga la consacrazione del campione ormai sbocciato.

 

Del resto, pensandoci bene, non poteva essere altrimenti. Da un lato una cittadina nella provincia degli “uomini di mondo” come disse Totò in una sua celebre uscita; dall’altro il ragazzo d’Italia, con le radici a Messina, il cuore a Pistoia e gli amici a Bergamo. Due elementi che non potevano non incontrarsi nella loro crescita. Su quel podio, quindi, ai piedi dell’Arc de Triomphe e al termine dei Campi Elisi, c’era anche un po’ di Cuneo, o meglio, di Cervere.

 

 

Carlo Cerutti