Chiusa Pesio, appello ai cittadini: “Non firmate contro l’ospitalità agli immigrati” | “Negandola si fomenta razzismo e intolleranza”

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L’emergenza profughi è tema di grande attualità, anche in provincia di Cuneo. I continui sbarchi e i tanti trasferimenti dei richiedenti asilo hanno costretto molti comuni a sistemazioni di fortuna. Ed è cresciuto il fronte dei sindaci che lamentava, in alcuni casi, il mancato preavviso dell’arrivo e l’arbitraria decisione della Prefettura di turno.

A Chiusa Pesio, il Sindaco Sergio Bussi ha lanciato una raccolta firme proprio per manifestare il dissenso della comunità circa l’arrivo e l’accoglienza di nuovi profughi. E proprio da una cittadina di Chiusa Pesio arriva un appello: quello di non firmare.

 

“Il Sindaco di Chiusa di Pesio ha indetto una raccolta di firme contro l’ospitalità degli immigrati nel territorio comunale ed è questo l’oggetto del mio appello.
Le persone che arrivano in Italia clandestinamente partono da paesi nei quali ci sono delle condizioni di vita insostenibili per qualunque essere umano per i motivi che tutti conoscono benissimo (guerre, dittature feroci, povertà, disperazione), superando, per raggiungere l’Europa, qualunque tipo di difficoltà, pericolo, umiliazione e violenza oppure incontrando la morte mentre percorrono la strada “della libertà”. La cronaca, pochi giorni fa, ci ha raccontato una storia tristissima: una bambina diabetica è morta mentre attraversava il Mediterraneo, con altri clandestini, perché lo scafista ha gettato in mare il suo zainetto “salvavita” dove aveva le dosi di insulina necessarie per la sopravvivenza.
Se non ricordo male anche gli italiani hanno avuto la loro bella storia di emigrazione … in quasi ogni famiglia si ricorda sempre un nonno, un bisnonno che è andato a cercare lavoro negli Stati Uniti, in Argentina, in Francia, in Germania, in Australia … tutto ciò dovrebbe farci riflettere.
Da alcuni anni a questa parte c’è un flusso migratorio di persone che dal sud del mondo viene verso l’Europa e certamente non si potrà arrestare negando loro l’accoglienza o non prestando soccorso in mare a coloro che ne hanno bisogno. La disperazione per le precarie condizioni di vita renderà questi popoli molto ostinati e proveranno a raggiungere l’Europa finché avranno un po’ di energia in corpo. Le ragioni di questo fenomeno sono molto profonde e complesse e sicuramente i paesi europei hanno, in tutto ciò, una grande responsabilità verso alcuni di questi paesi. L’Unione Europea, infatti, dovrebbe avere un ruolo fondamentale nella gestione di questo annoso problema e non dovrebbe lasciare l’Italia, da sola, a gestire l’emergenza, con tutto quello che ne consegue.
I Comuni italiani, negando l’ospitalità, dal canto loro, fomentano soltanto razzismo e intolleranza che, a loro volta, aumenteranno la tensione sociale e non porteranno nulla di buono e costruttivo. Che ci piaccia o no, stiamo andando verso una società multietnica e quindi, invece di “remare contro”, sarebbe auspicabile iniziare a lavorare “per”.
L’accoglienza degli immigrati in Italia non dovrebbe sempre avere il carattere dell’emergenza ma dovrebbe essere pianificata ed organizzata individuando le località più idonee e con più strutture necessarie all’ospitalità affinché queste persone possano avere un trattamento dignitoso, possano avere l’essenziale per condurre, pur nella precarietà, una vita normale (servizi igienici, posti letto, cucine …) senza subire delle inutili umiliazioni e affinché i cittadini non debbano avere difficoltà, disguidi e disagi di alcun genere tenendo anche conto della difficile congiuntura economica che l’Italia, e di conseguenza anche il nostro territorio, stanno attraversando.
La mia storia personale e famigliare mi ha aiutata, sicuramente, a maturare una maggiore consapevolezza nei riguardi di questa tematica, ad essere più attenta nei confronti di chi ha un colore di pelle diverso dal mio, nei confronti di chi ha usi e costumi differenti da quelli che conosco, nei confronti di chi professa un’altra religione. Tutto ciò mi ha arricchita umanamente, moralmente ed intellettualmente senza togliere nulla alla mia “italianità”, se così si può dire.
Detto tutto ciò, ovviamente, non apporrò la mia firma su quel documento che il Sindaco sta promuovendo alla cittadinanza di Chiusa di Pesio e rivolgo questo appello a tutte le persone democratiche, progressiste, tolleranti e solidali, al di là dello schieramento politico di appartenenza, affinché non vadano a firmare, seguendo l’esempio di quei cittadini che non si lasciano offuscare la mente dalla paura, dall’incertezza e dall’ignoranza.

Claudia Sacchi