Un impegno collettivo per salvare delle vite: emergenza DAE!

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Mercoledì 23 settembre 2014 – Ore 8.55 – Arresto Cardiaco: una strage continua che ogni anno miete in Italia oltre 70,000 vittime (in Europa circa 1 milione), senza distinzione di paese, sesso, stile di vita, età. Spesso erroneamente si confonde con l’infarto cardiaco e altre patologie. La “morte improvvisa” è un fulmine a ciel sereno e purtroppo non ha segni premonitori.

Quello che ormai molte associazioni, singoli, gruppi e collettività si impegnano quotidianamente per circoscrivere questi casi è la promozione della preparazione teorica e pratica di una vera e propria cultura dell’emergenza.

 

Infatti solo questi passi preventivi consentono un efficace intervento salvavita. I numeri parlano chiaro: l’arco di tempo è ridotto (10 minuti fatali , dopodiché sopraggiunge la morte a causa del mancato afflusso sanguigno al cervello); intervenire tempestivamente è la discriminante tra vita e morte. Molte vite si possono salvare, certo non tutte…ma ne basta una sola per giustificare ogni mezzo e ogni investimento in formazione, informazione e preparazione.

 

Con il decreto “Balduzzi”, si vuole iniziare a rendere sicuri gli impianti sportivi, imponendo alle società ed associazioni sportive, anche dilettantistiche di dotarsi di personale preparato con corsi appositi (BLSD) e di defibrillatori esterni (DAE). Forse perché nella mente di molti sportivi ricordi di atleti come Morosini e Bovolenta sono ancora vivi…comunque indipendentemente dall’obbligo in sé peraltro anche morale di coloro che dovrebbero tutelare la salute e la vita dei ragazzi, (troppo spesso per sciagurata ignoranza viene considerato sono una spesa economica), rappresenta un passo di civile tutela di tutti coloro che orbitano nell’area (atleti, staff, tifosi, cittadini).

 

Quanto oramai è diffuso e noto capillarmente all’estero, in Italia, con consueto ritardo, sta faticosamente prendendo piede, vincendo disinformazione e resistenze. All’estero , non è raro notare un DAE negli aeroporti, nelle scuole, nelle piazze, nei centri di aggregazione.

 

In Italia invece è l’opposto… e l’inerzia spesso si traduce in tragedia. Idealmente Comuni, Scuole, Palestre, Centri Sportivi e di aggregazione, Chiese e Oratori, strade e viali, infrastrutture (stazioni, terminal, aeroporti) dovrebbero essere dotati di DAE ma questo sarà una realtà tra alcuni anni, per ora rappresenta il sogno e l’obiettivo di molte associazioni e gruppi che promuovono informazione, formazione presso la collettività.
Anche le grandi aziende, dotati di dae con personale preparato hanno importanti vantaggi: non solo rendono cardioprotetto l’ambiente di vita e lavoro, ma ottengono importanti vantaggi contributivi.

 

Il vero problema non è tanto cosa fare…o eventualmente il costo dello strumento in sé (ci sono anche sponsor che lo regalano!). La vera sfida è comprenderne l’importanza e soprattutto cambiare culturalmente l’approccio mentale che ha segnato il declino dell’Italia: non attendere, spesso vanamente, una risposta o un intervento esterno (magari politico) ma attivarsi in prima persona in un cambiamento collettivo affinché non si senta più frasi quali “si poteva fare di più” o “una tragedia che si doveva e si poteva evitare se..”

 

Un primo sforzo è chiedersi, cercando di rispondere, 2 domande:
– 10 minuti di tempo sono sufficienti in caso di richiesta di intervento di emergenza dal luogo dove mi trovo?
– l’ambiente dove io, i miei cari, i miei figli/nipoti vivo/studio/lavoro/frequento è cardioprotetto?
Certamente sono domande per certi versi antipatiche, perché supponiamo un’emergenza che possa colpire vicino…ma è meglio essere consapevoli di un rischio esistente, piuttosto che correrlo inconsapevolmente senza comprendere le possibili conseguenze.
Informiamoci, prepariamoci tutti insieme, solo così potremo cambiare la realtà dove viviamo salvando vite umane, anche a noi vicine.